Ponte Santa Maria Nova, sul Rio dei Miracoli. Campo Santa Maria Nova – Campiello dei Miracoli
Ponte in pietra; struttura in mattoni e pietre, balaustre in mattoni. Su un fianco del ponte, al centro dell’arco, tre stemmi in pietra di Provveditori di Comun, sull’altro fianco resti di un leone marciano scalpellato. Restaurato nell’anno 1992.
SANTA MARIA NOVA (Campo). La ex chiesa parrocchiale di Santa Maria Nuova si crede fondata nel 971 dalla famiglia Borselli. Il suo nome però data soltanto dal secolo XIII, mentre prima si diceva di Santa Maria Assunta, e forse l’avrà acquistato dopo qualche restauro. Caduta quasi d’improvviso nel 1535, si rialzò a spese del suddiacono Nicolò Dal Negro, sul modello, come si crede, del Sansovino. Nel 1760 ebbe restaurato il prospetto dall’architetto Giovanni Vettori. Nel 1808 fu chiusa. Servì quindi ad uso di magazzino, ma nel 1853 venne interamente demolita. In questa occasione cadde gran parte della muraglia sopra i manovali intenti all’opera, sicché rimasero quasi soffocate tre persone, una delle quali si salvò gettandosi in acqua, e le altre offese andarono all’ospedale.
Si trova negli Annali del Malipiero: A 15 d’Agosto (1498) è sta restaurato dalle fondamente el campaniel de Santa Maria Nova a spese di Nicolò Morosini piccolo q. Giacomo, homo richissimo, che ha fatto trentasei case in contrà de S. Ternita, e le dà de landò a nobili poveri.
Leggesi nel Barbo: Adì 26 Aosto 1540, a hore 15, de Zuno, se impizzò fuogo in la contrà de S.a Maria Nuova in le caxe della d. gesta, nella qual iera piovan m.r prè Bernardin Gusmazi, et era una isola posta a mezo campo, et stava dentro due fratelli barbieri, li quali uno haveva nome Anzoleto, e l’altro havera nome Maximo. El fuogo entrò per via de algune stelle, et fu tanto presto che non posseno scapolar cosa alguna. El qual fuogo fu posto per man d’una massera zovene, schiavona, la qual, per esser dal patron battuda, fece questo, et fuggì, et fu con gran danno del piovan.
In Campo di Santa Maria Nova è scolpita sul prospetto di una casa, già posseduta dalla patrizia famiglia Bembo, un’elegante nicchia di marmo, ove si scorge collocato in piedi un vecchio peloso tutto, e con barba, nel quale si volle forse effigiare Saturno, o il Tempo. Egli tiene con ambo le mani due perni, a cui sta raccomandato il disco solare. Sotto la nicchia si leggono le seguenti parole: Dum Volvitur Iste Iad. Asc. Iustinop. Ver. Salamis Creta Iovis Testes Erunt Actor. Pa. Io. Se. M.° Questa casa era abitata nel secolo XVI da G. Matteo Bembo, inventore del motto, o dell’impresa surriferita. Voleva con essa indicare che, finché il sole girerà intorno ai poli, le città di Zara (Iadra), Cattaro (Ascrisium), Capodistria (lustinopolis), Verona (Verona), Cipro (Salamis), e Creta, culla di Giove, (Creta lovis) faranno testimonianza delle di lui azioni (Actorum). Le quattro ultime sigle sono poi i nomi di Paolo Iovio, o Giovio, e di Sebastiano Munstero, che nelle loro istorie avevano fatto menzione delle intraprese del Bembo. Vedi Cicogna (Iscrizioni, 111).
Ci fa sapere il Codice 1620, Classe VII della Marciana, che il 13 giugno 1759 il N. U. Donà Loredan de s. Antonio, da s. Vio, d’anni 26, spogliatosi della celala e camisiola di seda alla riva di S. Maria Nuova, si è gettato in canale, et annegato. (1)
(1) GIUSEPPE TASSINI. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).
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