Ponte de l’Aseo, sul Rio de la Misericordia

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Ponte de l'Aseo, sul Rio de la Misericordia - Cannaregio

Ponte de l’Aseo, sul Rio de la Misericordia. Fondamenta dei Ormesini – Calle de l’Aseo

Ponte in pietra; struttura in mattoni e pietre, bande in mattoni intonacati. (1)

Lungo gli interminabili rii paralleli della Madonna de l’Orto, della Sensa, della Misericordia, di San Girolamo, si stendono tre “fondamente” congiunte da frequenti ponti e da strette viuzze; costituiscono queste zone le successive aggiunte su cui venne allargandosi a poco per volta la città di Venezia. 

Sulla fondamenta degli “Ormesini” accanto al palazzo Gheltoff, dalla bella facciata archiacuta del secolo decimoquinto, sorge il piccolo ponte dell’Aceto, volgarmente chiamato “de l’Aseo“, da una antica fabbrica d’aceto che qui esisteva nel Quattrocento.

Padrone della fabbrica di aceto era nel 1586 “missier Anzolo da l’aseo” che giusto i Necrologi Sanitari morì per ferite in campo San Marcuola, “adì 13 zener 1587“, dopo aver ucciso il suo feritore un certo Gerometta abitante a San Giovanni Grisostomo nella Corte Sabionera, l’antica corte “del Milione” che ricordava il ritorno di Marco Polo dal suo viaggio nel continente asiatico. La causa del duplice delitto nessuno la seppe mai ma ben la conobbero i Dieci poiché dalla loro inchiesta sul fatto scopersero che la cagione era stata tutta del gioco, una grossa partita alle carte vinta, sembra con procedimenti poco corretti dal Gerometta e che aveva messo in serio pericolo la solidità della fabrica d’aceto; unica risorsa di “anzolo da l’aseo“.

Il 3 agosto 1725, narra Giambattista Gallicciolli nelle sue “Memorie Venete” avvenne al “ponte de l’aseo” un terribile incendio che ebbe principio in una vecchia casa accanto proprio alla fabbrica d’aceto: “tutta la contrada sonava campana martello et si radunarono i Bombardieri toccando tamburo per tutte le calli, per i campi, per fondamentegridando: el fuogo! el fuogo!“.

Intanto quasi tutta la calle divampava, correvano gli Arsenalotti coi loro attrezzi, parecchi patrizi assistevano alla terribile scena dando ordini opportuni “per far custodire le robe di quelli infelici che se li abrugiavano le case“. Il fuoco fu spento dopo dieci ore, ma per la contrada di San Marcuola fu una vera desolazione: tra le rovine si era trovato un povero vecchio ferito e mezzo bruciato, che morì poco dopo, trentacinque famiglie rimasero sul lastrico e la fabbrica del’aceto ridotta un cumulo di macerie.

Un patrizio, il ricco sier Antonio Morosini, che abitava nella vicina fondamenta della Madonna de l’Orto, intesa la rovina della fabbrica, la principale di tutta la città, pensò di rialzarne le sorti. Era allora proprietario della rinomata industria un lontano parente di Anzolo, il fondatore quasi della fabbrica, tale Gaspare, uomo attivo, onestissimo, nel suo lavoro, il quale fin da bambino praticava in casa dei Morosini, e il patrizio Antonio lo soccorse subito con il suo denaro per ricostruire al più presto l’edificio bruciato.

Così dopo alcuni mesi l’industria dell’aceto, al ponte de l’Aseo, riprendeva il suo ritmo, anzi sempre più prosperava mercè l’operosità del buon Gaspare che non lasciava nulla d’intentato per dare maggior respiro e più incremento alla sua azienda.

Era fin dagli ultimi anni del secolo decimosettimo venuto quasi di moda lavare i defunti con l’aceto, e Gaspare fabbricò per questo costume bizzarro, un aceto speciale chiamato “l’aseo dei morti” profumato al muschio, che ebbe grande rinomanza e in breve s’impose sul mercato per le sue qualità igieniche e olezzanti.

Per breve tempo abitò al ponte de l’Aseo nel 1767 il poeta Gasparo Gozzi al quale la schiettezza dei sentimento era corroborata dal sano equilibrio della mente, equilibrio che snarrì per breve tempo dieci anni più tardi, quando si trovava a Padova ammalato, e in un accesso del male si buttava dalla finestra nelle acque del Brenta. Subito fu salvato ed ebbe conforto dalla bellissima Caterina Dolfin, maritata al procuratore di San Marco Andrea Tron, che sempre aiutò il poeta infelice.

L’ultimo restauro radicale fatto al nostro ponte data dal 1865 in cui gli fu data, per quanto piccola, una ampiezza maggiore e una maggiore eleganza nell’arco sottostane. (2)

(1) ConoscereVenezia

(2) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 23 aprile 1934.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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