Ponte de la Sacca, sul Rio de la Madona de l’Orto

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Ponte de la Sacca, sul Rio de la Madona de l'Orto - Cannaregio

Ponte de la Sacca, sul Rio de la Madona de l’Orto. Fondamenta Gasparo Contarini – Corte Vechia

Ponte in pietra; struttura in mattoni e pietre, spalette o bande in mattoni. Su un fianco del ponte, al centro dell’arco, tre stemmi in pietra di Provveditori di Comun. (1)

Sulla Fondamenta Gasparo Contarini, il famoso cardinale letterato, sorge alla Misericordia il Ponte de la Sacca da cui si scorge uno dei più suggestivi panorami della mostra laguna settentrionale.

L’occhio, dal ripiano del ponte, spazia sulla Sacca de la Misericordia e sulla laguna verso Murano e San Michele, l’isola regina dei vetri e l’altra ricovero dei morti, e più in là nell’azzurro del cielo si disegnano, nei giorni limpidi d’estate, le montagne del Cadore verso le quali tanto sovente si protava lo sguardo del Tiziano dalla sua casa nella contrada dei Birri forse come un nostalgico rimpianto dei suoi primi anni.

Il nome deriva dalla Sacca de la Misericordia: “Sacca” nel dialetto veneziano viene detto un specchio d’acqua, quasi un bacino aperto da un solo lato, in cui sboccano le acque di vari canali, e qui proprio in questa specie di bacino, venivano condotti e raccolti gli zatteroni di legname che discendevano in laguna dai fiumi cadorini, e che conserva anche oggi l’attraente pittoricità di luogo solitario, quasi abbandonato.

La “Sacca” era circondata da un lato dagli orti della grande Abbazia della Misericordia e da quelli del palazzo Contarini del Zaffo sul margine solitario proteso verso la laguna, dove sorge il tanto conosciuto “Casino degli Spiriti“, costruzione cinquecentesca dei Contarini, adiacente al loro palazzo, meta un tempo di lieti convegni, di adunanze letterarie e di sontuosi banchetti. Il nome curioso, che porta tuttora, gli venne probabilmente dato dei primi anni del Seicento dal popolo superstizioso: il palazzetto completamente isolato aveva in certe sere di vento, deserto com’era, strani rumori, e i pescatori che gli passavano accanto per recarsi alla pesca nelle barene di Campalto sentivano sibili e fischi, e qualcuni giurava di aver sentito rumor di catene, la fantasia correva e accresceva la leggenda di bocca in bocca, tanto più che una famosa eco, che il popolo spiegava come un prodigio che aveva del diabolico, rimandava dal casino, e rimanda anche oggi, distinatamente le parole pronunciate alla estremità della Sacca.

Lo Zanotto, invece, non si sa dove trasse la notizia, vuole che il “Casino degli Spiriti“, fosse così chiamato per essere nei secolo decimosesto il ritrovo preferito di alcuni uomini celebri, ospiti di Marco Contarini, quali Tiziano, Sansovino, Piero Aretino, Bembo, Manuzio, Marcolini e parecchi altri. Ma tale spiegazione dello Zanotto non ebbe fortuna e non l’accettarono i maggiori cultori di storia veneziana come il Gallicciolli, il Cicogna, il Fulin, il Molmenti, sebbene nel Cinquecento fosse il Casino allegra adunanza di scrittori ed artisti, che nel lauti banchetti passavano le ore conversando di arte e di sceinza.

Fu appunto per questi convegni che la famiglia Contarini, d’accordo con i Procuratori “de citra“, fece costruir nel febbraio del 1518 il Ponte de la Sacca, il quale venne fabbricato in legno, e fu soltanto nel 1712 riedificato in pietra a spese della Serenissima, avendo Zuane Contarini quondam sier Bastian ceduto il ponte al pubblico passaggio.

Però il popolo non volle mai per molti anni approffitare del Ponte de la Sacca nelle ore notturen; di girono passando per qual ponte si ammirava il panorama magnifico, di notte c’era troppo silenzio e la località troppo deserta, e si preferiva fare un giro più lingo piuttosto che attraversare il ponte desert nella fita oscutità della notte.

E non avevano tutti i torti, poichè alla fine di maggio del 1736 dalla pattuglia dei Signori di notte veniva trovato ussico ai piedi del Ponte de la Sacca il nobiluomo Marchetto Pisani, conosciuto a San Marco come giovane disoluto e famoso attaccaliti. Dall’inchiesta fatta dal Tribunale, sembra che Marchetto venisse ferito a morte “con due archibusate” dai fratelli Jacopo e Nicolò Canal, i quali avevano una vecchia ruggine contro il giovane patrizio.

Nella mattina che precedette il delitto sier Nicolò aveva incontrato il Pisani a San Giuliano e questi, con il suo far prepotente, lo aveva assalito e percorsso, ma alla sera di quello stesso giorno i fratelli del nemico, compirono la loro vendetta in quella località deserta. I due colpevoli erano fuggiti e al Consiglio dei Dieci non rimase che bandirli in perpetuo, con la taglia di mille ducati ciascuno da prelevarsi sopra una casa dei Canal già sequestrata dal Consiglio.

Il nostro ponte, alla caduta della Repubblica, per la sua lontananza dal centro città non fu spettatore di alcun fatto importante, passò tranquillo nella sua solitudine, e soltanto nel bombardamento di Venezia fatto dagli Austriaci nel 1849, rimase colpito da una delle bombe lanciate dal piazzale di San Giuliano.

La bomba cadde sulla estremità sinistra del ripiano facendo crollare nel canale la spalletta e rovinando una piccola barca che stava sotto ormeggiata. Il ponte venne rifatto dall’Austria che ne dette l’incarico ad un capomastro solito a servirla, tale Battista Nardelli, il quale, per giustificare il pessimo materiale che adoperava nei suoi lavori, andava sempre dicendo che lo faceva non per facile guadagno, ma per pattriotismo “contro l’odiato straniero“. Il Ponte de la Sacca, mercè il patriottismo di Nardelli, si dovette rifabbricare del tutto nel 1872 e lo fu come attulamente si trova. (2)

(1) ConoscereVenezia

(2) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 6 novembre 1933

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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