Ponte del Sepolcro, sul Rio de la Pietà.

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Ponte del Sepolcro, sul Rio de la Pietà. Riva degli Schiavoni - Castello

Ponte del Sepolcro, sul Rio de la Pietà. Riva degli Schiavoni

Ponte in pietra; struttura in mattoni e pietre, bande in ferro a gocce con volute all’interno, sostenute da colonnine in pietra d’Istria. Su un fianco del ponte, al centro dell’arco, tre stemmi in pietra di Provveditori di Comun, sull’altro fianco resti di un leone marciano scalpellato. (1)

Elena Vioni, con testamento 2 gennaio 1409, in atti Gasparo di Mani, lasciò una casa qui posta perchè dovesse servire per metà ad abitazione di alcune povere, e per metà a ricettare pellegrini che andavano a visitare il Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Nel 1493 Beatrice Renier, o, come altri vogliono, Venier, e Polissena Premarin, fuggite alquanti anni prima da Negroponte, arsa e saccheggiata dai Turchi, ottennero dai commissari della Vioni, l’ospizio suddetto per fondarvi un convento, ove nel 1499 vestirono con altre compagne l’abito del terzo ordine di San Francesco.

Dilatarono anche la piccola chiesa preesistente, costruendo in essa un sepolcro di marmo ad imitazione di quello di Gerusalemme. Tanto la chiesa quanto il convento, da quell’istante detti del Sepolcro, vennero col volgere degli anni più volte restaurati, ma nel 1810 furono soppressi, e ridotti a caserma.

Presso il Ponte del Sepolcro si scorge un casamento archiacuto, proprietà un tempo della famiglia Molin, e chiamato il palazzo delle due torri per le due torri che aveva sul comignolo. Esso nel 1363 fu donato dalla Repubblica o, meglio, concesso ad uso, sua vita durante, a Francesco Petrarca. Sulla facciata venne posta ai tempi moderni un’allusiva iscrizione.

Qui s’intratteneva di quando in quando il sommo poeta col dottissimo Leonzio Pilato, ma molto più domesticamente con Giovanni Boccaccio. Qui molte volte godeva della compagnia della propria figlia naturale Francesca, maritata a Francesco da Brossano. Anzi si narra che, avendo costei ricevuto in Venezia la trista novella della morte di un suo figlioletto, avvenuta in Pavia, ove il marito dimorava, e ritrovandosi per caso assente il Petrarca, corse il Boccaccio a consolarla, ed a rasciugarle il pianto materno.

Il palazzo delle due torri, come riporta il Sanudo, si comperò per intero dalle monache del sepolcro nel 1523. Ecco le di lui parole: “18 ottobre 1523. Fu leto una gratin di le monache dil Santo Sepolcro vol comprar l’altra parte dila caxa contigua alo suo mom. fo di s. Andrea da Molin, chiamata da le do torre, qual è conditionada, e voi chi la rende li danari siano posti in altri fondi, et li p.ri di Comun consejà la gratia, et presa per tutti i consegi; cossi fo ballotà do volte, la prima non ave el n° limitado; la seconda sì, et fu presa”. Questa casa, o palazzo, apparteneva alle monache anche sul finire del Settecento, leggendosi nel Forestiere Illuminato dell’Albrizzi (an. 1740), e nel Zucchini: Nuova Cronaca Veneta (an. 1784) che esse a quei tempi la facevano servire ad abitazione del proprio cappellano. (2)

(1) ConoscereVenezia

(2) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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