Chiesa di Santa Maria Maddalena.
Storia della chiesa
Fondò nell’anno 1222 la nobile famiglia Baffo un oratorio sorto il titolo di Santa Maria Maddalena penitente, che in breve tempo, essendosele assoggettati molti dei circonvicini abitanti, divenne chiesa parrocchiale. Fu ella diretta dal solo piovano sino all’anno 1628 nel quale con permissione del Senato fu dal patriarca Giovanni Tiepolo eretta in chiesa collegiata con la istituzìone di un prete, di un diacono e di un suddiacono titolati ad istanza d’Isidoro Moretti di lei piovano. Eletto poi alla cura della parrocchia dopo la morte del Moretti, Melchior Bampo, volle accrescere il decoro della chiesa a lui commessa, stabilendo con pubblica licenza da lui ottenuta nell’anno 1650 un secondo titolo presbiterale, per il di cui mantenimento fece dei propri suoi beni la dotazione.
Frattanto andava la struttura della chiesa risentendosi, e dimostrando palesi i pregiudizi di sua antichità. Perciò nell’anno 1701, Francesco Riccardi, allora prete titolato, e poi piovano, la fece quasi interamente rinnovare a proprie spese innalzando di marmo i vecchi altari formati di tavola. Crebbe ancora a maggiore altezza il campanile, del quale corre tradizione popolare, che fosse un’antica torre posta in riva ad un canale, il quale riempito poi di terra, e mutato in strada si denomina ancora comunemente Rio Terra.
Si venerano sugli altari di questa chiesa molte reliquie dei santi, fra le quali un dito della santa titolare, un osso di San Pantaleone martire; un altro osso di San Liberale vescovo e martire; ed il corpo di San Pio martire, estratto dal cimitero romano, chiamato di Calepodio.
Stabilita nell‘anno 1356 la pace fra le due emule Repubbliche di Venezia e di Genova, fu in memoria perpetua del fausto successo stabilito dal Senato, che la solennità di Santa Maria Maddalena dovesse annoverarsi fra le festive della città di Venezia. (1)
Visita della chiesa (1839)
Dai fondamenti, dopo la meta del secolo XVIII, fu eretta di nuovo questa chiesa sul disegno di Tommaso Temanza. Il grande artifizio adoperato dal bell’ingegno di quell’architetto merita di essere qui considerate nella irregolarità e nella ristrettezza dello spazio adottò egli la figura rotonda come la più conveniente; ma comprendendo i discapiti che si accompagnano all’interno dei templi di tale figura, vi iscrisse un esagono, sopra ciascun lato del quale si aprissero altrettanti archi-sfondati che accogliessero gli altari. Ionico è l’ordine sollevato su uno zoccolo, la cui altezza pareggia quella dei gradini entro ad esso compresi. L’ornato superiore è veramente maestoso, e sovra esso appoggiarsi la cupola semisferica che ricopre il tempio. Le colonne degli altari, prima che la chiesa nel 1810 fosse chiusa, erano piantate a terra assieme sulla mensa, si per dare più maestà agli altari e si per accrescere lo spazio delle predele, che, attese le angustie del luogo, sarebbero divenute un po’ corte. Riaperta però nel 1820 si fecero i due altarini presenti, che mal rispondono certo al resto del tempio.
Bello è il coro nella sua forma: costrutto da un quadrato e da due nicchioni semi-circolari, la sua grandezza sta a quella del tempio come uno a tre. Bello è il pentagono che dalla sagrestia mette al coro, e che cavato dalla medesima irregolarità del sito e uno dei tratti più magistrali usati in questo tempio. La sagrestia potrebbe poi pigliarsi a modello di un oratorio privato. È lunga una metà più che larga, è costrutta a volto e la sua altezza è regolata colla media contro armonia. Ai due capi ha quinci un altare con colonne isolate d’ordine dorico e quindi una porta bellissima dello stesso ordine.
È siccome niente altro che l’architettura vuol nell’interno di questo tempio essere considerata, cosi, uscendo da esso, vedremo la semplicissima sua facciata di una purità che innamora. Sorge essa sopra cinque gradini; il corpo medio non in altro consiste che in un arco fiancheggiato da doppie colonne; la larghezza di quel corpo pareggia l’altezza delle colonne, compreso lo zoccolo, e tutto richiama le tracce dell’interna tessitura. Il sopraornato ricorre tutto all’intorno convertito in poche modanature onde più spicchi la parte media: l’attico è il terzo dell’ordine, ed una volta di dolcissima curvatura, sormontata da una lanterna che per sei finestre ad arco reca luce entro il tempio, corona in fine il leggero prospetto. (2)
Gli eventi più recenti
Il campanile venne atterrato nel 1881, e si dice che fosse un’antica torre, appartenente ad un castello della nobile famiglia Baffo. Castel Baffo, secondo le nostre cronache, si trovava un tempo da ogni parte isolato. (3)
(1) FLAMINIO CORNER. Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia, e di Torcello tratte dalle chiese veneziane e torcellane (Padova, Stamperia del Seminario, 1763).
(2) ERMOLAO PAOLETTI. Il fiore di Venezia ossia i quadri, i monumenti, le vedute ed i costumi. (Tommaso Fontana editore. Venezia 1839).
(3) GIUSEPPE TASSINI. Edifici di Venezia. Distrutti o vòlti ad uso diverso da quello a cui furono in origine destinati. (Reale Tipografia Giovanni Cecchini. Venezia 1885).
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