Le maniglie o “musi da porton” con teste di “moretti” sulle porte dei Palazzi Donà a Santa Maria Formosa
All’epoca della potenza politica e della prosperità commerciale della Repubblica, i ricchi mercanti veneziani avevano l’abitudine di condurre o far venire dall’Oriente dei giovani mori, che servivano come domestici o come paggi, e che vestivano di seta, di velluto ricamati in oro, argento e cosparsi di perle. Nelle feste in cui l’aristocrazia veneziana spiegava il lusso dell’Oriente, questi mori, giravano per le sale, con candelabri, fiacole e torcie, o aprivano e chiudevano le porte. Alla partenza degli invitati si piazzavano lungo le scale e gli atri dei palazzi per far chiaro mentre s’imbarcavano nelle loro gondole.
Quando Venezia cominciò declinare venne meno l’uso di questa servitù domestica, e se ne fabbricò una di artificiale, che rendeva in parte lo stesso servizio. Si costruirono allora dei “moretti” scolpiti in legno o di vetro, coperti di vesti e drappi a colori vistosi e con ornamenti dorati bellissimi per sostenere condelabri, fanali, vassoi e quant’altro; successivamente si misero sulle porte, ad uso delle maniglie, le teste dei “moretti” in ottone raffigurati con diademi e turbanti in testa. (1)
Esempi di maniglie o “musi da pòrton” a forma di teste di “moretti” si possono vedere non solo sui portoni dei due palazzi Donà a Santa Maria Formosa, ma anche in tante altre parti della città.
(1) La Voce di Murano. 15 Agosto 1885
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