Corte Margaritera, una corte scomparsa alla Bragora, nel Sestiere di Castello

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Fondamenta del Tintor in prossimità della Corte Margaritera

Corte Margaritera, una corte scomparsa alla Bragora, nel Sestiere di Castello

Era una corte nella parrocchia di San Giovanni in Bragora (in Calle del Pestrin appena prima della Fondamenta del Tintor) il cui nome risaliva al tredicesino secolo quando vi abitava un Domenico Miotti, il primo che dette lustro e fama alle “margarite” veneziane.

Marco Polo ritornando dai suoi lunghi viaggi nell’Oriente raccontò che molte tribù dell’Asia, specialmente le popolazioni della Persia, andavano pazze per i rubini, granate, gli smeraldi, non perché ne conoscessero il valore, ma unicamente per i loro colori vivaci e cangianti. Un Cristoforo Briani pensò d’imitare con il vetro queste pietre e cominciò subito con alcuni saggi che furono poi condotti a prefezione dal Miotti nella sua bottega situata nella suddetta corte.

Erano le margarite piccole pallottine di vetro smaltato a fuoco di ogni tinta, e tanto incontrarono il favore delle tribù orientali che il primo carico spedito a Bassora, città vicina al golfo Persico, ritornò vuoto di margarite ma ben fornito di polvere d’oro. Ben presto dopo ciò l’arte dei margariteri, con il Miotti prima e poi con Andrea Vidaore e Angelo Barovieri, prese grande sviluppo.

L’arte dei margariteri (o paternosteri o perleri) non è da confondersi con quella dei supialume, i quali fabbricavano le perle facendo colare la canna di vetro, su un ferro, al fuoco di un lume. La scuola di devozione dei margariteri era in chiesa di San Francesco della Vigna, e nel 1773 l’arte contava cento maestri, novanta garzoni e venti fornaci. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 4 settembre 1925

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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