Corte e Calle de le Muneghe a San Samuele, nel Sestiere di San Marco

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Corte de le Muneghe a San Samuele. Sestiere di San Marco

Corte e Calle de le Muneghe a San Samuele, nel Sestiere di San Marco

In pochi paesi coma a Venezia, città di mercanti, la religione fu tenuta tanto in onore: ebbe chiese magnifiche, ricchi monasteri, cerimonie fastose e oltre a queste manifestazioni, sorsero per la città scuole di devozione, oratori, congregazioni dando a molte località veneziane il nome, che ancora conservano, di calle, corte, ramo “de le Muneghe, de le Muneghete, de le Pizzochere, dei Frati, de le Scuole“.

Molto conosciuta a San Samuele è la Calle de le Muneghe, perpendicolare a la Calle de le Boteghe, la quale nella prima metà del 1400 era divenuta una calle di mala fama, ospitando in alcune sue case “Iuvenes meretrices“, e lo scandalo era maggiore trovandosi quelle case quasi attigue ad un piccolo oratorio, sacro a Santa Susanna.

Cominciava allora la sua splendida esistenza la confraternità grande di San Rocco con sede a San Zulian (San Giuliano), la quale volendo trasferirsi in altro sito, pensò a quell’oratorio circondato da postriboli e acquistatolo con le case vicine progettò di costruire una chiesa e una scuola, quella per deporvi il corpo del suo santo patrono, questa per le adunanze dei numerosi confratelli. Ma fatto l’acquisto, i confratelli mutarono pensiero: s’intesero con i frati minori di Santa Maria Gloriosa dei Frari per la compera di un terreno “diedro la chiesa” e cedettero l’oratorio di Santa Susanna e le case adiacenti ad una monaca, tale Chiara, del monastero di Santa Margherita di Torcello, mandata da quelle monache a Venezia per ritrovare un asilo più sano e più decoroso del loro vecchio convento in rovina.

La suora con l’aiuto dei Morosini, dei Pisani, dei Malipiero e degli eremiti Agostiniani di Santo Stefano fece edificare sull’area dell’oratorio e delle case abbattute una nuova piccola chiesa e un convento modesto.

Nel pomeriggio del venerdì santo del 1489 il padre dell’ordine di Sant’Agostino, Benedetto Signori, genovese, dopo aver predicato nella chiesa di San Stefano l’ultima Passione di Cristo, prese il Crocefisso e seguito da gran numero di padri Agostiniani con candele accese e da molti patrizi e nobildonne, si recò “in calle de le Muneghe et consicrò chiesia et monastero in lo nome de santa Margarita et la sera la calle fo impiada (illuminata) de ferai, cesendeli et candele“.

Dopo la solenne consacrazione, suora Chiara mandò a Torcello la notizia che tutto era pronto per ricevere le nuove ospiti, ma da quelle ebbe in risposta che non si sentivano per allora di abbandonare l’isola tranquilla e malinconica nonostante che il monastero fosse cadente e delle paludi venisse la malaria.

Per qualche mese lamonaca rimase sola, poi una tale Stella, ricca vedova di un Marco Balazan della contrada di San Vidal (San Vitale), le tenne compagnia sotto la regola di Sant’Agostino, altre donne si unirono a loro e fu allora ploclamata badessa la madre Stella che aveva regalato al nuovo convento tutti i suoi beni.

Il 20 luglio, giorno dedicato a Santa Margherita, la Calle de le Muneghe era tutta in festa, il convento riceveva la visita del priore di Santo Stefano a mandavano regali le nobildonne di ca’ Mocenigo, Malipiero e Pisani residenti nella contrada.

Nel 1810, con la famosa legge delle soppressioni, la chiesa venne chiusa e il convento fu per alcuni ani trasformato in una Accademia di Filarmonici, finché nel 1822 divenne sede di una Casa di Educazione femminile, fondata dal prete Pietro Ciliota, alla quale si univa più tardi anche la chiesa. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 8 agosto 1928

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Corte de le Muneghe; Calle de le Muneghe; interno della Chiesa di San Margherita e San Rocco; insegna di San Rocco; Calle de le Muneghe; tomba di Pietro Ciliota; Corte de le Muneghe; Calle de le Muneghe; interno ex convento ora Domus Ciliota

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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