Un simbolo occulto sul capitello di una colonna nei pressi del Giardino Papadopoli

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Capitello della colonna della Chiesa di Santa Croce, angolo Giardini Papadopoli. Sestiere di Santa Croce

Un simbolo occulto sul capitello di una colonna nei pressi del Giardino Papadopoli

Inserita in un angolo di una casa, al confine dei giardini Papadopoli, e ai piedi del Ponte de la Croce, vi è un’antica colonna di granito orientale cui sta sovrapposto un capitello di marmo greco, avente scolpito un monogramma, simile a quelli che si vedono incisi sui due pilastri acritani presso la porta del battistero della Basilica di San Marco.

Poiché questi due pilastri furono recati nel 1256 da Tolemaide, cosi attribuirebbe il Cicogna una medesima provenienza, sebbene in tempo diverso, alla colonna in discorso, ed accennerebbe alla possibilità che essa servisse come ornamento del monumento di Domenico Morosini, il quale nel 1124 battagliava in Siria con il doge Domenico Michiel, ed in chiesa della Croce venne sepolto; oppure del monumento del doge Orio Mastropiero o Malipiero, pure in Santa Croce tumulato, sotto cui i Veneziani s’impadronirono di Tolemaide ossia San Giovanni d’Acri (1188-1190). (1)

Il nomogramma, inciso nel capitello dentro un cerchio, è formato da caratteri che sembrano dei geroglifici e presentano nella loro parte superiore, benchè grossolanamente rappresenati il Tau, ossia la cosi detta Chiave ansata del Nilo, e il Fior di loto.  Il Tau ed il Fior di loto sono dei segni astronomici usati presso i popoli chę adoravano gli astri, la forma della croce ansata rappresenta in modo rozzo, ma naturale, il sole o gli astri mobili, e il fior di loto la loro influenza. Questi caratteri esprimono tuttavia anche le iniziali delle antiche deità greche, e perciò danno la traccia per la spiegazione di questo monogramma. Le iniziali, probabilmente usate utilizzate dai primitivi cristiani, potrebbero indicare le parole Dio, sommo o supremo, esprimere perciò il nome e gli attributi dell’essere supremo sostenitore della chiesa cristiana. (2)

Crede il Mutinelli (nel Lexicon Veneto) che innanzi a questa colonna si traessero, sotto la Repubblica, i rei di gravi delitti, prima di subire l’estremo supplizio, per essere, col taglio della mano valida, od in altra maniera, pubblicamente tormentati. (1) Questa ipotesi tuttavia sarebbe priva di ogni fondamento qualora fosse vero l’accennato utilizzo che di questa colonna ne fa il Cicogna.

(1) Giuseppe Tassini. Edifici di Venezia distrutti o volti ad altro uso da quello a cui furono in origine destinati (Reale Tipografia Giovanni Cecchini – Venezia 1885)

(2) Emmanuele Antonio Cicogna. Delle Inscrizioni Veneziane. Vol I. Venezia 1830 Giuseppe Picotti Stampatore.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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