La strega Zanetta delle Vignole

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Chiesa di Santa Maria degli Angeli. Isola di Murano

La strega Zanetta delle Vignole

La strega di Murano era conosciutissima anche a Venezia. Il 15 gennaio del 1733 Giacomo Casanova, bambino allora di otto anni, fu colpito da un ostinato scolo di sangue dal naso (epistassi) e la nonna materna Marzia Farusi, visto che le cure dei dottori non giovavano a nulla, presa una gondola, condusse il nipote a Murano. Sbarcati presso la chiesa di Santa Maria degli Angeli, dopo alcuni passi entrarono in una stamberga dove la nonna parlò con una vecchia, mostrandole il fanciullo. Era quella la famosa strega di Murano, tale Zanetta delle Vignole.

Per un ducato cominciò la cura: Giacometto fu rinchiuso in una grande cassa dove egli affermava non provò paura, “tanto era intontito“, bensì intese grida, scongiuri e colpi sulla cassa. Alla fine tolto di là e spogliato, venne messo col viso sopra il fumo di alcune erbe bruciate, spalmato il corpo da un unguento dal profumo acre e, rivestito, fu costretto ad ingoiare cinque pillole nere.

Il sangue era quasi cessato. Ma le cure della vecchia non si limitavano a questo: ella operava anche in grande e il 10 ottobre 1734 una ragazza muranese, tale Nicoletta, ricorsa per certa sua cosa alle assistenze della strega, moriva per i grandi decotti bevuti, e poco dopo la giovane patrizia Anzola Vendramin ammalava gravemente “et solo un miracolo de santo Antonio la salvò de la morte“.

I due fatti furono saputi dal podestà di Murano, che denunciò la vecchia agli “Esecutori della Bestemmia” e il 4 novembre Zanetta delle Vignole veniva arrestata. Dopo quasi tre mesi di prigionia le fu fatto il processo e fu condannata a confine perpetuo nel territorio di Ceneda, ma prima avvenne nella chiesa di Santa Maria degli Angeli la funzione del pentimento.

Il 5 febbraio 1736 si condusse la donna in chiesa e dinanzi al vescovo di Torcello, che allora aveva stanza a Murano, fece l’abiura delle sue stregonerie, ad alta voce recitò cinque volte il rosario e stette “una hora in piedi sulla porta maggior de la chiesa con un cartello al collo che diceva le colpe“.

Da Murano fu condotta a Campalto e giunse a Ceneda dopo tre giorni ma per lo strapazzo del viaggio, della funzione e della prigionia, morì poco dopo il suo arrivo. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 7 luglio 1926

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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