La Compagnia dei Floridi
La proposta di sier Marco Foscolo quondam sier Zaccaria della contrada di San Polo, fu accolta ad unanimità. La nuova sezione della famosa Compagnia della Calza doveva chiamarsi dei Floridi, il costume era già stato discusso ed approvato: la calza destra metà scarlatta e metà paonazza, la sinistra tutta verde con ricami d’oro, il giubetto di drappo nero con merletti alla veneziana e d’estate sulle spalle l’ampio mantello di seta bianca e d’inverno di velluto foderato di raso rosso, “la bareta di veludo negro ea la spagnola con un bel zoielo sopra“.
La compagnia si componeva di ventisei patrizi, tra i quali venne accolto Guidobaldo figlio del duca di Urbino e capitano generale a servizio della Repubblica, e in quello stesso giorno, 5 maggio 1529, furono elette le cariche sociale: sier Marco Foscolo priore, Alvise Malipiero sindaco, Zuane Duodo notaio e messaggero Jacopo Priuli. Fu convenuto che la cerimonia inaugurale della nuova compagna avvenisse il 12 giugno, cerimonia sfarzosa e florida “qual a li Floridi convienia par divitia, giocondità et richezza“.
Nel giorno stabilito la Chiesa di San Zaccaria era tutta parata a festa, la messa solenne venne celebrata nella cappella di San Tarasio “dai splendidi freschi del quattrocento e dalle superbe ancone dorate di Ludovico da Forlì” e vi assistettero i compagni con il priore sier Foscolo. Finita la messa i ventisei compagni uscirono nel campo e “con cadaun il suo servitor avanti in zipon, con uno baston in man da compagno” distribuendo al popolo che intorno a loro si affollava, confetti e dolci portati da alcuni servi in grande ceste dorate. Andati a Palazzo e riverita la Signoria, si recarono a Santa Maria Zobenigo dove montarono uno a uno su barche a due remi, con i servitori vestiti in divisa di seda, e tra canti e suoni presero il canale di San Polo, diretti verso le case di sier Marco Foscolo.
Alla sera in casa Foscolo, “conzada benissimo“, vi fu il banchetto a cui parteciparono circa trecento persone tra le quali più di sessanta nobildonne tra le più belle della città. E intanto che si aspettava la cena scesero nel campo i Floridi, scesero anche le donne, parecchi patrizi, i musici e si cominciò a suonare e ballare. Ad un tratto dai poggiuoli di casa Foscolo i suoni allegri di tromba, cornette, pive e flauti annunziarono l’ora della cena. Cessarono le danze e nelle stanze adorne di tappeti, arazzi, quadri, credenze, argenterie, sulle ampie tavole imbandite cominciarono a girar le vivande: pernici, fagiani, ostriche fritte, marzapani, insalate, zuppe dorate, dolci, frutta e vini vari, come il moscato dolce, la malvasia, la vernaccia e il chiarello d’Alba. “Poi fo recità certa comedia per Zuane Polo, valente comediante, et finita si ballò ancora et si stete fin ore sette che era quasi giorno“.
Questo fu il primo giorno di festa dei Floridi, si spesero circa quattromila ducati e Marin Sanudo, conclude: “per queste compagnie si spende assae, et in la terra è tanta miseria da non creder, el frumento cresse et la zente patisse, cossa per opinion mia vergognosa a questa ben istituta Republica“. (1)
(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO. 11 agosto 1929 e Marin Sanudo. I Diari.
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