Corte Gheltof Loredan, nel Sestiere di Cannaregio

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Corte Gheltof Loredan, nel Setsiere di Cannaregio

Corte Gheltof Loredan, nel Sestiere di Cannaregio

Il nome Gheltof Loredan di questa corte è relativamente recente, nell’Ottocento la corte si chiamava semplicemente Corte Loredan.

Raccontano i cronisti, che i Maniardi, ovvero i discendenti di Muzio Scevola, soprannominato in Roma Manum ardeo, dopo aversi bruciato la mano destra al cospetto del re Porsena, acquistarono con l’andar del tempo, per i molti trionfi ottenuti, il cognome di Laureati, Lauretani, e Loredani;  e che nel 1015 vennero a Venezia.

Ma la gloria della famiglia Loredan non si deve far dipendere da origini così remote, ma dagli illustri fatti dei suoi figli. Per il fatto che dal seno di questa famiglia uscirono tanti uomini illustri. Merita speciale menzione quel Pietro per tre volte generale di mare, che nel 1416 conquistò Traù, Sebenico, Spalato, Clissa, Lesina, Curzola con altri luoghi della Dalmazia, e poi ruppe i Turchi a Gallipoli, prendendo loro quindici galere. Il medesimo conseguì pure nel 1431 pieno trionfo sopra i Milanesi ed i Genovesi nel golfo di Rapallo con la presa di 8 galere, e con la prigionia dello Spinola, generale nemico. Egli morì nel 1439 lasciando erede delle proprie virtù il fìglio Giacomo che, generale pur egli nel 1453, incendiò ventidue navi degli infedeli, e nuovamente gli sconfisse nel 1464. Anche Luigi, cugino, ed Antonio, figliuolo di Giacomo, fecero più volte oscurare sui mari la luna Ottomana. (1)

L’altra parte del nome della corte richiama la famiglia Gheltof che aveva il suo palazzo quattrocentesco sul Rio de la Misericordia a fianco del Ponte de l’Aseo.

Ebbe il suo principio questa nobile famiglia da Giovan Francesco Anniox, fiammingo di Anversa, figlio di un sarto. Questi era capitato su una nave del ricchissimo mercante veneziano Gheltof, ed ebbe la buona sorte di esser ricevuto dal medesimo in casa quale servitore.

Il Gheltof aveva avuto due figlie illegittime da una donna, che sposò in età avvanzata. Morta una figlia, caduta giù da un balcone del teatro di San Giovanni Grisostomo, pensava di maritare l’altra, la quale, poiché portava in dote un gran tesoro, come era l’eredità del padre, cosi era desiderata anche da qualche patrizio. Ma l’accorto Anniox si fece aiutare da un ebreo, che tanto operò nel cuore del mercante che l’antepose a tutti gli altri pretendenti, e gli diede in moglie la figlia. Lascio dunque il vecchio Gheltof i novelli sposi eredi con i loro discendenti, dei suoi tesori e del suo cognome, con la clausola di spendere qualsiasi somma per accedere al patriziato veneto, e subito che con due maschi vedesse stabilita la casa.

Si persuase Giovanni Francesco della volontà del suocero per la nobiltà, e offrì sotto il ricco cognome di Gheltof, al pubblico, nelle ultime angustie della guerra di Morea i 100 mila ducati, e fu accettato dal Senato, il 22 settembre 1697. (2)

(1) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (Venezia, Tipografia Grimaldo. 1872).

(2) Libro dei Nobili Veneti ora per la prima volta messo in luce. Tipografia delle Murate. Firenze 1866.

 

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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