La Festa dei Dotti, nel giorno di Santa Caterina

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Fondamenta e Chiesa di Santa Caterina. Sestiere di Cannaregio

La Festa dei Dotti, nel giorno di Santa Caterina

Il giorno di Santa Caterina, il 25 novembre, era nel Cinquecento giorno di gran festa per Venezia: si celebra la festa dei Dotti e in quel giorno si aprivano i luoghi di pubblico insegnamento.

La festa era antichissima poiché con decreto dogale risaliva al doge Piero Gradenigo, eletto nel 1289, il quale aveva stabilito che il principe e la Signoria dovessero in quell’occasione visitare la chiesa e il monastero di Santa Caterina, dove era badessa la patrizia Bortolotta Giustinian monaca Agostiniana e figlia del celebre Nicolò Giustinian, già monaco nel convento di San Nicolò del Lido, uscito dal chiostro con il permesso di papa Alessandro III e ammogliatosi con Anna, figlia del doge Vitale Michiel, per non estinguere il casato e i cui discendenti maschi erano tutti morti nella guerra contro l’imperatore d’Oriente Emanuele Comneno.

La chiesa e il convento di Santa Caterina sorgeva verso il fondo del fondamenta omonima, era originariamente dei frati Agostiniani del Buon Gesù, detti “Sacchini“, per la loro rozza veste foggiata a sacco, poi dal 1274 fu delle suore Agostiniane fino alla loro soppressione al principio del secolo decimonono, ed oggi in parte sede del Liceo Marco Foscarini e in parte del Convitto Nazionale, istituito da Napoleone nel 1807.

Stando alle parole del decreto emanato dal doge Piero Gradenigo per la festa solenne di Santa Caterina, sembra “non essere stato che uno spirito di divozione particolare a sospingerlo ad emanarlo” poiché e lo fu per la sua elezione avvenuta in quel giorno troppo tardi la ricordò se in quel giorno firmò il decreto della famosa “Serrata del Maggior Consiglio“, pibblicò soltanto la nuova festa nel 1307, cioè posteriore di diciotto anni dalla sua elezione, di dieci al regolamento del nuovo Consiglio, e quindi è logico pensareche fu solo per devozione verso questa santa “le cui celestiali virtù non erano minori di quelle che si era procacciate mercè gli studi e il sapere“.

Durante la Repubblica era questa la festa dei Dotti, chiamata da qualche cronista anche la festa della “Speranza“, poiché in questo giorno cominciava l’educazione dei giovani patrizi e dei cittadini, le nuove speranze della patria: poiché in questo giorno si aprivano con pompa la celebre Università di Padova e tutti i Collegi dello Stato, in questo giorno i professori e i maestri di ogni facoltà cominciavano le loro lezioni, era la dottrina che si svolgeva nel suo ritmo regolare di parecchi mesi, dopo gli svaghi e i riposi della campagna che finivano dopo il 2 novembre, col secondo ottavario dei morti.

Il doge, la Signoria le alte cariche dello stato si recavano nei sutosi “peatoni d’oro” alla chiesa di Santa Chiesa e il magnifico corteo era accolto alla riva della fondamenta da tutte le principali monache del monastero, nella chiesa si ascoltava la messa solenne cantata dal musici della Cappella Marciana, nella sala maggiore del convento veniva imbandito un suntuoso rinfresco e quando il doge partiva il campanile della chiesa suonava a distesa e tutti i campanili della città rispondevano a festa: da quel momento erano aperte le scuole nella terra di San Marco.

La Repubblica non solo vegliava sugli studenti, ma anche sui professori, e se raccomandava la benevolenza reciproca fra scolaro e insegnante come fondamento dell’educazione “la quale non deve soltanto colturare l’animo e l’ingegno, ma rendere vigoroso il corpo cogli esercizi fisici“, dai pubblici maestri esigeva non soltanto le prove della loro valentia, m faceva indagini scrupolose sui loro costumi. Così nell’agosto del 1544 toglieva l’insegnamento ad uno Stefano Piazzonequal teniva scola di grammatica alla Madonna della Fava” e aveva buona nominanza, essendo stato anche maestro di Paolo Manuzio e di parecchi patrizi. Il Piazzone era stato denunciato ai “magnifici zudesi de Procurator” di essersi invischiato nell’amorazzo di una mala femmina, certa Andriana Zavatinaqual stava a san Lio in la calle del Paradiso“, e, risultata vera la denuncia il maestro fu licenziato.

La festa dei Dotti continuò con il suo solito splendore per qualche secolo nella Dominante, ma nella metà del Settecento sofferse non lievi modificazioni: era sempre giorno festivo, ma il doge con la Signoria non andava più alla chiesa di Santa Giustina e solo per tradizione, al suono delle campane si aprivano le scuole.

Quando fu istituito il Convito Nazionale Marco Foscarini, il celebre abate Traversi, direttore dell’Istituto, volle rievocare in qualche maniera quel vecchio costume veneziano, e nella chiesa attigua alla scuola, raccoglieva in quel giorno tutti gli studenti del Convitto, e dopo ascoltata la messa parlava loro, con la sua parola erudita ed elegante, di Santa Caterina e della Repubblica che fu per secoli terra di libertà, di sapienza, di studio. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO. 29 ottobre 1933

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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