Andata del Doge alla Chiesa di Santa Teresa (Terese), per alcuni anni (15 ottobre)

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Chiesa di Santa Teresa. Sestiere di Dorsoduro

Andata del Doge alla Chiesa di Santa Teresa (Terese), per alcuni anni (15 ottobre)

Dopo il ponte di San Nicolò, nella contrada di San Nicolò dei Mendicoli, si trova la Fondamenta de le Terese, nome assunto dalla chiesa e dal convento di Santa Teresa, la cui chiesa dalla ricca facciata settecentesca è opera del veneziano Andrea Cominelli, architetto e scultore, che costruiva anche, il suo maggior lavoro, la colossale fabbrica del palazzo Labia a San Geremia, iniziata nei primi anni del Settecemto.

La chiesa delle Terese, come volgarmente la chiamò sempre il nostro popolo è poco conosciuta a Venezia sebbene accolga un gruppo notevole di pitture del Seicento, utile a vedersi, scrive Giulio Lorenzetti nella sua “Venezia“, per conoscere alcune delle tendenze a dei caratteri assunti in quel secolo dalla scuola pittorica veneziana per opera di pittori venuti in gran parte dal di fuori, quali Giovanni Battista Langetti genovese, Nicolò Renieri fiammingo, frate Massimo da Verona, Francesco Ruschi romano, Luca Giordano da Napoli.

La fondazione del convento e della chiesa dedicata a Santa Teresa ebbe una storia curiosa: nel 1630 infieriva a Venezia la terribile pestilenza per la cui liberazione fu dal Maggior Consiglio votata dolennemente la costruzione della chiesa della Salute, i morti crescevano di giorno in giorno, e come crescevano, tredicimila nel solo mese di luglio, e narra una vecchia relazione di questa peste tremenda che “tutti i viveri erano cresciuti del doppio e del triplo perché nessuno più lavorava e solo le prigioni erano a buon mercato perché tutti morivano“. Abitava in contrada di San Nicolò dei Mendicoli la famiglia di Luigi Ferazzo, provetto intersiatore all’insegna del “Gallo” in campo dei Carmini, uomo facoltoso, con la moglie Maddalena Poli e due figli, Maria di venticinque anni e Zuane di ventidue, buon lavoratore nella bottega paterna.

La peste cominciò la strage nella famiglia: mori il padre, la madre, il fratello e rimase solo la bella e buona Maria che si dette, nel suo spaventoso isolamento, alla vita spirituale. Ebbe la fortuna di trovare nel suo nuovo cammino un uomo onesto e di cuore, pieno di fede sincera e di coltura non comune che si affezionò alla povera derelitta, il carmelitano Bonaventura Pinzoni e le dette consigli, conforti, suggerimenti per alleviare quella infelice esistenza di afflizione. Con i danari lasciatili dal padre la povera Maria comperò un terreno vacuo e un attiguo locale, sede dei padri Riformatori, trasferitisi a San Felice, e cominciò a fabbricare un convento e una piccola chiesa che volle dedicare a Santa Teresa.

Il padre Bonaventura, dietro richiesta della sua giovane protetta, le impose l’abito camerlitano, qualche patrizia come Elisabetta Valier e la Orsola Sagredo seguirono l’esempio e presto il monastero si trovò con quindici ospiti, e la chiesa ebbe lasciti e doni da patrizi e da cittadini che ammiravano le virtù di suor Maria e che fin d’allora chiamarono la chiesa e il convento delle Terese.

Suor Maria Ferrazzo, nel suo apostolato, fondò anche altri conventi a Padova, a Vicenza, a Verona, ma il suo grande amore fu sempre per il suo primo rifugio veneziano e nel 1683, cinque anni prima di morire, volle rifabbricare la chiesa su disegno di Cominelli e ampliare il monastero dove le suore avevano raggiunto il bel numero di trentacinque.

Nel 1685 la suora Ferrazzo si presentò in forma solenne al Serenissimo Marcantonio Giustinian pregandolo di accettare il giuspadronato sulla sua chiesa e sul convento, e il doge accettò e promise una visita annuale nel giorno 15 ottobre dedicato a Santa Teresa, e difatti il tali giorni egli mantenne la promessa e la fondamenta delle Terese vide lo splendido corteo ducale entrare nella chiesa e visitare il convento accolto dalle suore con vive dimostrazioni di grande letizia.

La cerimonia durò alcuni anni, poi cadde in dimenticanza e della visita alle Terese non si parlò più per anni, ma il principe in tale giornata mandava alla chiesa trenta libre di cera a ricordo della visita tramontata.

Caduta la Repubblica le Terese vennero sciolte e nel 1811 il locale fu convertito in Orfanotrofio di ambo i sessi; poi vi aveva sede un Pio Istituo per sole figlie orfane e a loro uso si destinò anche la chiesa che, come dicemmo, raccoglie ancora belle opere d’arte fra cui “Cristo in croce e la Maddalena“, capolavoro del Langetti, il capo della così detta scuola tenebrosa naturalistica veneziana. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO. 8 gennaio 1933

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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