I Leoni marciani di Malamocco
Malamocco, città che fioriva nei primi tempi della veneziana società, situata presso il porto, per il quale il Medoacus o Brenta (onde, forse, il nome di Metamaucum da cui Malamocco) entrava in mare. Fu capitale dei Veneziani, e sede di dogi (abbandonata già da questi Eraclea, o Eraclia) sin all’anno 813 circa; ebbe pure nove vescovi, l’ultimo dei quali fu uno Stefano Badoaro. Per terremoto, o per orribile procella di mare, miseramente inabissò tra il 1100 e il 1102, ed ora non si vedono che orti coltivati e una povera borgata, fuggente dall’anarchia e da altre calamità che afflissero Venezia.(1)
E sfuggì anche alla furia giacobina del 1797, che tralasciò questo piccolo borgo, e tutti i suoi leoni marciani rimasero intatti fino ai nostri giorni. Qui non arrivò la Municipalità provvisoria con Giraldon e i suoi scalpellini perché, nei due principali contigui campi del borgo, si possono vedere ancora un bel corredo di leoni marciani, e si può pensare come doveva essere Venezia quando aveva tutti i suoi leoni.
Due leoni si trovano sul palazzo del Podestà uno verso la laguna e un verso il Campo della Chiesa, tre leoni si possono vedere nei tre pozzi dei due campi principali, un leone marciano è inciso sul pilo porta pennone, uno sul Rio de le Muneghe sul cippo di conterminazione lagunare numero 25, e altri minori su diverse case.
(1) Fabio Mutinelli. Lessico veneto, compilato per agevolare la lettura della storia dell’antica Repubblica di Venezia. Tipografia di Giambattista Andreola, Venezia 1852.
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