Ponte de la Tana, sul Rio de la Tana

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Ponte de la Tana, sul Rio de la Tana - Castello

Ponte de la Tana, sul Rio de la Tana. Campo de la Tana – Fondamenta de la Tana

Ponte in ghisa; struttura in ghisa e pietre, bande in ferro a rombi. Su uno dei montanti del ponte è riportata la scritta: LAYET & SCHIFF. (1)

La Tana, costruita nel 1303, ovvero 1304, e rinnovata nel 1579 dall’architetto Da Ponte, oltreché officina dell’Arsenale, ora emporio del canape di pubblica e di privata appartenenza. Qui, fatta scelta del migliore, si allestivano le gomene, e le altre grosse funi per il servizio dei navigli da guerra e di commercio, nè era permesso di formarle altrove, e specialmente quando avessero superato una determinata grossezza.

Questa sala si chiamò Tana, secondo il Gallicciolli, dal nome d’una palude che si asciugò per formarla, ma, secondo l’Algarotti, da Tana città situata alle sponde del fiume Tanai, ora Don, donde il canapo si traeva dai Veneziani, e dove fino dal 1281 essi possedevano vastissimi fondachi, ed altri stabilimenti mercantili, che soggiacquero poi a distruzione ed incendi nel 1410. Essa aveva l’ingresso, ora otturato, in Campo de la Tana, mentre internamente non comunicava con il restante dell’Arsenale che per mezzo di una piccola porta a comodo di passare le sarchie (sarte).

Alla Tana presiedeva un magistrato composto di tre patrizi, che anticamente portavano il titolo di Uffiziali alla Camera del Canevo, e poi di Visdomini alla Tana, e che in Campo de la Tana aveano il loro uffizio. I Conzacanevi (acconciatori di canape) della Tana si raccoglievano in devoto sovvegno nella chiesa di San Biagio, all’altare della Madonna dei Sette Dolori, sotto il patrocinio della Santissima Croce. Anche i Filacanevi della Tana si raccoglievano un tempo, sotto il patrocinio di San Bernardino, in chiesa di San Biagio, ma poi nel 1488 trasportarono la scuola in chiesa di San Giovanni in Bragora. (2)

(1) ConoscereVenezia

(1) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. (VENEZIA, Tipografia Grimaldo. 1872).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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