Famiglia Celsi

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1827
Stemma della famiglia Celsi. Famiglie Venete con le loro armi. Biblioteca Estense universitaria

Famiglia Celsi

Lorenzo Longo, nella sua Soteria, il Frescot, Girolamo Rossi nelle sue Istorie di Ravenna, ed il Malfatti, con poca diversità fra di essi, rintracciano l’origine della famiglia Celsi dalla gente romana Maria, un ramo della quale da Roma passò a Ravenna, e quindi a Venezia, ove produsse tribuni antichi, nobili e cortesi. Senonché il primo che troviamo registrato, con nota distinta, è Vitale, che nel 1122 sottoscrisse, con altri nobili del consiglio, il privilegio di esenzione concesso dal doge Domenico Michieli alla città di Bari. Questa famiglia, unita alla Sagredo, eresse la chiesa parrocchiale della Santissima Trinità, e restaurò largamente il monastero e la chiesa di Santa Maria della Celestia. (1)

Un Lorenzo Celsi venne fatto doge nel 1361, e sotto di lui i Veneziani ricuperarono Candia. Il Petrarca, che ne era molto intrinseco, cosi nelle sue lettere Senili ebbe ad esprimersi: “Dux Laurentius vere Celsus vir, nisi me forsitan amor fallit, et magnitudine animi, et sanctitate morum, et virtutum studio; super omnia, singulari piotate atque amore patriae memorandus“. Raccontasi che, appena Lorenzo salì al soglio ducale, Marco suo padre si mise a girare per la città senza berretto o cappuccio, acciocché non dovesse levarselo quando passar doveva innanzi il figliuolo che riputava, per ragione di natura, di sé minore. Il doge, per togliere la debolezza del vecchio, fece porre una croce sopra il proprio berretto ducale. Allora Marco, vedendo il doge, si scopriva dicendo “Saluto la croce, e non mio figlio che deve essermi inferiore“. Di un Giacomo Celsi così parla un Codice della Marciana: “Giacomo Celsi q. Giacomo fu huomo prepotente, insolente, et teneva la contrada di S. Ternita sempre inquieta. Hebbe travagli di giustitiu per questo. Arrivò a segno che, havendo tolto la donna e facoltà a s. Alvise Barbaro q. s. Jachomo, e lui de disperation havendolo ferito in piazza con una coltellata sul collo, fu ripreso il proceder del Celsi e non del Barbaro, e condannato il Celsi. E questo Celsi anco fece trucidare un povero sartor perchè voleva il suo, onde fu bandito, ma avanti la sua morte si liberò. E non fu più considerato niente, abbenchè fosse stato in artmata“. Probabilmente quegli di cui si tratta è quel Giacomo, nato nel 1643 da Giacomo Celsi e da Andriana Boldù, il quale dimostrò il proprio valore combattendo i Turchi, e nel 1690 fu uno degli ambasciatori destinati ad incontrare il doge Francesco Morosini reduce in patria. (2)

Innalza la casa stessa per arme uno scudo azzurro con tre bande ristrette d’oro, in mezzo a sei sigle gotiche dello stesso metallo. (1)

(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI

(2) Giuseppe Tassini. Curiosità Veneziane ovvero Origini delle denominazioni stradali di Venezia. Tipografia Grimaldo Venezia 1872

I dogi della famiglia:

Vitale Faliero. Doge XXXII. Anni 1084-1096

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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