Il matrimonio di Vienna Gritti, nipote del doge Andrea Gritti

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Palazzi Contarini Corfù Dagli Scrigni a San Trovaso. Sestiere di Dorsoduro

Il matrimonio di Vienna Gritti, nipote del doge Andrea Gritti

Il 26 gennaio 1525 avveniva il matrimonio di Vienna Gritti, nipote del doge Andrea, con Paolo Contarini della contrada di San Trovaso. Il festoso corteo di matrimonio, preceduto da “quattro torzi grandi, trombe et pifari dil Doxe“, era composto da cento dame, adorne di perle e di gioielli, dai consiglieri ducali, da tutti i procuratori e da molti patrizi, “la noviza vestida de veludo ruosa secha et il novizio in toga negra che fo mal fato”, dice il Sanudo, “perché il tal zorno doveva vestir de seda damaschina o almen de scarlato“, e tutti andarono alla messa, che fu solenne con “soni e canti“. Il banchetto di nozze fu servito in Palazzo Ducale, nella sala delle Udienze, “con pernise, fasani, do man de rosti e assai altre vivande, e a la fine cai di late, marzapani e confeti“, e dopo pranzo gli sposi riverirono e ringraziarono il doge, sotto il portico del Palazzo, il quale “si ingropoe et lacrimoe“.

Intanto giungeva al Molo il Bucintoro pavesato a festa e con lo stendardo del principe, le dame invitate erano centotredici, “montarono e il naviglio fo slargato“, quando giunse affannata la moglie di sier Vittor Grimani, procurator di San Marco, donna bella ma pingue “et non essendo pontil fo tirada suso a braze (a braccia)” e dalle barche sottostanti si vide allora che la procuratessa “non havea braghesse (mutande)” sotto le gonne. Il Bucintoro navigò per il bacino di San Marco e risali per il Canal Grande fino al palazzo dei Contarini a San Trovaso, mentre le dame e i patrizi, nel dorato naviglio, aprivano le danze al suono delle trombe e dei piffari e i servi recavano in giro “storti, bussolai, fugacine et cestelli de confeti“, tutte le spese per le nozze della nesa (nipote) furono sostenute “dal Serenissimo dil suo“.

Verso le due ore di notte la folla gaia di dame e patrizi scese a palazzo Contarini dove li aspettava la cena. Fu una cena di gran lusso, conclude il Sanudo, e finita la cena e partiti gli invitati, “il sposo con la spoxa si andono ad aletar, che prima non haveano dormito insieme”. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 18 agosto 1926 e ConoscereVenezia

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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