L’Alfabeto, l’ammazzacaffè mattutino dei patrizi veneti

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L'Erbaria. Sestiere di San Polo

L’Alfabeto, l’ammazzacaffè mattutino dei patrizi veneti

Nel 1700 era abitudine patrizia, uscendo dal Ridotto o dai casini di gioco di andare d’estate in Erbaria a Rialto ad aspettare l’aurora. Rinomata era la bottega da caffè, presso le “Fabbriche Vecchie” di tale Santo Zulian all’insegna dei “Due Mori” dove si vendeva una bibita chiamata Alfabeto a soli cinque soldi la chicchera. L’Alfabeto era invenzione del Zulian, e così si chiamava perché tre ingredienti maggiori erano l’a, b, c, dell’alfabeto, cioè: Anice, Betel, Cedro.

Casanova nelle sue Memorie dice che in quell’ora mattutina lo spettacolo dell’Erbaria era dei più curiosi: il 14 maggio 1753 di ritorno da una festa in palazzo Pesaro molti patrizi fecero sosta, come il solito, da paron Zulian presso le “Fabbriche Vecchie” ed al suono di alcuni strumenti cominciò una coppia a ballare il “minuetto“, mentre Lauretta Pesaro e Zorzi Falier ballavano la “furlana” al suono dei cembali.

Anche dopo la caduta della Reppublica continuò per qualche tempo la consuetudine dei nottambuli di visitare all’alba l’Erbaria di Rialto, ma scrisse il Buratti: “ma i pensieri no gera più quei, le malore vegniva ai cavei“. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. Il Gazzetino del 23 ottobre 1932

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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