Rosalba Carriera, pittrice e ritrattista veneziana

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Rosalba Carriera. Autoritratto. Staatliche Kunstsammlungen Dresden. Dresda (foto dalla rete)

Rosalba Carriera, pittrice e ritrattista veneziana

La prima metà del Settecento vide una meravigliosa fioritura d’artisti che resero la Repubblica veneziana, nella sua decadenza, gloriosa nell’arte, non meno di quanto lo era stata nelle armi. Tra quella fulgida schiera di pittori, di cui si vanta la scuola veneziana del ‘700, e che annovera un Guardi, un Longhi, un Canaletto e, sopratutto un Tiepolo, non ultima viene per la vivace tempra d’artista, per potenza d’espressione e perfezione di tecnica, Rosalba Carriera.

Nel minio, ma specialmente nel pastello l’arte di questa “famosa dipintrice” parve trovare una completa realizzazione; arte fatta di grazia, di delicatezza, di estetismo in tutto rispondente alla superficialità del suo tempo. Ma se nel pastello, la tecnica coloristica della Carriera subisce un po’ l’influsso della scuola francese, per cui le tinte paiono tendere ad una tonalità più grigia, quasicché risentano della incipriatura del secolo, nella miniatura Rosalba ritrova la vvacità della colorazione veneziana.

Disegno impeccabile, freschezza di tocco, equilibrio di tinte sono le doti che fecero della Carriera una ritrattista efficace. Pochi altri artisti al par di lei conobbero così facilmente le vie della fama e della gloria. Regnanti e principi se la contesero.

Rosalba nacque in Venezia il 7 ottobre del 1673, da Andrea Carriera, nativo di Chioggia, fattore del procuratore Bon e da Angela Foresti, ricamatrice. L’inclinazione al disegno, che rivelò sin da giovanissima, l’erediò dal padre, il quale, figlio di pittore, anche lui si dilettava in quell’arte. I primi maestri di Rosalba furono Giuseppe Diamantini e Antonio Balestra.

Abbandonò la pittura ad olio per dedicarsi al pastello, e lo seppe trattare con tale perfezione che questo genere di pittura, fino allora poco noto fu poi, mercè sua, sommamente apprezzato. Da Felice Romanelli, artigiano canonico lateranense, apprese più tardi l’arte del minio.

Alle squisite doti di artista, Rosalba aggiungeva un vivacissimo ingengo, un animo buono e nobile, un lodevole amore allo studio, per cui fu veramente un’eccezione per il suo tempo nel quale la più crassa ignoranza affligeva le donne della eristocrazia, Rosalba dedicò l’intera esistenza ala sua arte e alla famiglia. Ebbe due sorelle: Angela che andò sposa al pittore Antonio Pellegrini, e Giovanna, chiamata famigliarmente “Naneta“, candida e soave creatura che fu compagna indivisibile e aiuto prezioso.

La fortuna arrise a Rosalba sin dal principio della sua professione di pittrice. Poco dopo il compiersi del secolo vediamo sfilare per la modesta casa di San Vio, che ancor oggi sorge sul Canal Grande tra il palazzo Da Mula e l’incompleta palazzina Venier, principi e regnanti che l’illustre pittrice ritresse. Tra questi Massimiliano II di Baviera, Duca Cristiano Luigi di Mulemburgo, Carlo VI elettore Palatino, Federico IV Re di Danimarca e Norvegia.

Poco dopo la morte del padre avvenuta nel 1719, Rosalba assieme alla madre, le sorelle e il cognato, partì per Parigi. Anche nella capitale francese il successo coronò ogni sua fatica. Personaggi del più alto rango vollero essere da lei ritrtti. Fu pure chiamata a dipingere a corte, di quel tempo, la Reggia Galleria di Dresda conserva una miniatura di Luigi XIV e un pastello del Delfino Luigi XV.

Ma la fama della pittrice veneziana andava sempre più estendendosi. Durante il soggiorno di Rosalba a Parigi, il Duca di Modena, Rinaldo d’Este, padre di tre figlie, stava cercando tre mariti che ad esse si convenissero, e all’uopo aveva messo in moto i suoi diplomatici. Ecco in quali termini il Marchese Giovanni Ragnone, ambasciatore modenese a Parigi, scriveva al suo signore, a proposito della famosa RosalbaSe di sua mano potessi avere qua i ritrati delle nostre Serenissime, il credito del pennello muoverebbe la curiosità delle persone più distinte ma il pregio del soggetto muoverebbe, a più giusto titolo, l’ammirazione“.

Così Rosalba, dopo il soggiorno di Parigi, nel suo viaggio di ritorno in patria dovette sostare nel Ducato di Modena ove ritrasse più volte a pastello le tre principesse estensi. Nel 1730 vediamo Rosalba a Gorizia e quindi invitata dall’Imperatore Carlo VI alla corte di Vienna. Ovunque le vennero tributati grandi onori. Ma la lusinga del successo e della fama raggiunta non valse a scemare in lei l’operosità che ebbe invero del portentoso, e non la distolse dall’amore della sua arte nella quale cercò costantemente di perfezionarsi.

Monumenti del suo ingegno si conservano a Venezia, a Firenze, a Roma, a Parigi e a Londra. A Dresda oltre una cinquantina di opere sue raccolte per merito del Principe Elettore di Sassonia, più tardi Augusto III di Polonia, il quale nutrì per Rosalba una vera idolatria.

Una data dolorosissima nella vita di Rosalba fu il 9 maggio 1738, giorno in cui moriva, per una malattia di petto, la sorella Giovanna, la piccola “Naneta“. La perdita della compagna d’ogni sua fatica, dell’amica dolce e fedele, la cagionò tale strazio, che una nube di tristezza le offuscò per sempre la serenità dell’animo.

Ma una sciagura ben più grande doveva colpirla non molti anni dopo (1743) e mettere fine alla sua vita d’artista. La cataratta le privò della vista dell’occhio sinistro, minacciando il destro. In quelle tristi condizioni portò a termine i suoi due ultimi lavori “L’aria” e “Il fuoco“, che furono mandati a Dresda a completare “I quattro elementi“.

Ma il male andò aggravandosi. Nel 1749 Rosalba si sottopose per due volte, all’operazione della cataratta. La vita le fu ridonata, ma per poco. Dopo pochi mesi ne restava nuovamente priva e per sempre. Dopo quasi sette anni di cecità il suo cervello fu sconvolto dalla pazzia.

Rosalba morì il 15 aprile del 1757. (1) Venne sepolta nella chiesa dei Santi Vito e Modesto (vulgo San Vio), chiusa nel 1808 e totalmente demolita nel 1813, della sua tomba non resta traccia.

(1) MILA. IL GAZZETTINO ILLUSTRATO, 2 giugno 1929

FOTO: Alfonso Bussolin e dalla rete. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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