Campo dei Frari, nel Sestiere di San Polo

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Campo dei Frari. Sestiere di San Polo

Campo dei Frari, nel Sestiere di San Polo

Il campo prende il nome dalla Chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari. Comunemente si tiene, che nel luogo dove oggidì sorge questo magnifico tempio fosse prima una picciola abbazia di monaci Benedettini; finché essendo passato San Francesco all’eterna gloria in Assisi, dove ebbe la patria ed il nome, i monaci suoi vennero l’anno seguente, cioè nel 1227, a Venezia, affine di stabilirvi la regola loro, già grande e famosa per il mondo.

Qui, vivendo di elemosina e traendo i giorni nelle orazioni e nel lavoro sotto i vestiboli delle chiese, ammaestrando il popolo nella pietà e nelle opere virtuose, e la sera mendicando di porta in porta un ricovero, si acquistarono la benevolenza dei cittadini e dei magistrati per modo, che questi, considerando come l’opera e l’esempio degli umili seguaci del Serafico tornassero di grandissimo profitto ai costumi ed agli ordini civili, Pietro Ziani, che allora dogava, ed il senato, assegnavano loro ad abitazione la badia sopraddetta, che in quel tempo era deserta.

I nuovi monaci in breve tempo si levarono in tanta riputazione di senno e di virtù, che, l’anno 1232, Gregorio IX pontefice, con suo diploma dato in Rieti, rimise al ministro dei Frati Minori in Venezia, ed al priore dei Frati Predicatori, alcune controversie del monastero di San Matteo di Costanziaco. Quindi la fama loro fece crescere ogni dì più la frequenza del popolo all’angusta loro chiesetta, e tanto che vidersi costretti ad ampliarla. Questa opera fu cominciata, proseguita e compiuta dalla pietà dei veneti cittadini; e quanto quella pietà fosse fervorosa, ne è testimonio meraviglioso la magnificenza del sacro edificio.

L’anno 1234, Giovanni Badoaro da San Giacomo di Luprio, ora dall’Orio, donava a questo scopo a tutto l’ordine dei Frati Minori, una casa ed una terra poste nella parrocchia di San Tommaso, e confinanti da un lato con la chiesa, dall’altro con l’abitazione dei medesimi frali. L’anno 1236, Daniele Foscari, procuratore del monastero, acquistava, per lo scopo medesimo, un’altra casa con fondo adiacente, e il doge Ranieri Zeno aggiungeva (1255) altra casa acquistata con i denari del pubblico, ed altra ancora, nel 1266 con i propri.

Il modello della chiesa commesso venne a Nicolò Pisano, architetto di Sant’Antonio di Padova, e ne fu posta la prima pietra l’anno 1250, il giorno 3 di aprile, da Ottaviano di Santa Maria in Via Lata, diacono cardinale, legato pontificio in Venezia, con l’intervento di Pietro Pino vescovo di Castello, di Jacopo vescovo Bolognese, di Vitale vescovo Tommasini: fu confermato alla chiesa il titolo di Santa Maria, le fu aggiunto quello di Gloriosa, per distinguerla dalle altre di egual nome, che già esistevano in Venezia; e in fine le fu assegnata a festa titolare la gloriosa Assunzione di Maria Vergine.

Con il tempo fu anche cognominata la Cà grande, per essere la maggiore fra quante chiese fossero dedicate in Venezia alla Beata Vergine; e dei Frari, o Frati, dai religiosi che la ufficiavano. Da quell’ora in poi dir si può, che i doni e gli aiuti dei cittadini, e dei forestieri anche, non si arrestassero fino al suo compimento; al quale non pertanto fu mestieri quasi un secolo, piuttosto per la grandezza dell’edificio che per la tiepidezza dei fedeli.

La storia, questa volta giusta dispensatrice di glorie, tramandò ai posteri l’onorato nome di chi sostenne ben anche la spesa di una sola colonna. L’anno 1280, Nicolò IV pontefice concesse indulgenze a qualunque soccorresse in qualsiasi modo la fabbrica. Paolo Savelli, principe romano e condottiero degli eserciti della repubblica, che dorme in questo tempio, profuse molto danaro nella costruzione delle vòlte. Marco, figlio del doge Pietro Gradenigo, avendo lasciata una somma per l’erezione di un monastero, in cui fossero mantenuti dodici frati minori, e questa non bastando a tanto scopo, i frati chiesero al maggior consiglio, ed ottennero, che fosse adoperata pel compimento di questo tempio. Un altro Gradenigo eresse del proprio quattro colonne con i loro pilastri, due un Giustiniani, una un cittadino di casa Aguié. Il pio e benemerito doge Francesco Dandolo, che dogò dal 1328 al 1338, compi con il proprio quanto mancava tuttavia, sicché dopo quasi un secolo fu terminata, e dopo più di un secolo e mezzo, vale a dire nel 1492, il 27 maggio, dogante Agostino Barbarigo, fu consacrata da Pietro di Trani vescovo Telesino, essendo procuratore alla fabbrica Scipione Buono.

Il monastero venne fondato nel 1236, l’anno ottavo del dogato di Giacomo Tiepolo, e accresciuto nel 1266 dal doge Ranieri Zeno, insieme alla chiesa con la casa che dicemmo acquistata in quel tempo da lui per la pia opera. Finalmente, il campanile fu incominciato, con robusta e nobile architettura, dal patrizio Tommaso Viero, che largì per esso ottomila ducati d’oro, e morì mentre apparecchiavasi a vestir l’abito nel convento da lui beneficato; e i mercadanti milanesi, e singolarmente quelli di Monza, che stanziavano a Venezia, ne condussero a compimento l’altissima torre l’anno 1396.

Il decreto poi 23 aprile 1810, con il quale si soppressero tutte le corporazioni religiose, tolse pure ai Frati Minori il convento ed il tempio; quello, parecchi anni dopo, mutato in archivio generale, questo destinato a chiesa parrocchiale, siccome è di presente. (1)

(1) Venezia e le sue lagune. Volume II. Stabilimento Antonelli 1847

Nel campo o nelle sue immediate vicinanze:

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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