L’invito di Solimano I al doge Andrea Gritti di recarsi a Costantinopoli per la circoncisione dei suoi quattro figli

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Cristofano Di Papi dell'Altissimo. Solimano I il Magnifico

L’invito di Solimano I al doge Andrea Gritti di recarsi a Costantinopoli per la circoncisione dei suoi quattro figli

A conclusione della seconda guerra turco-veneziana (1499-1503) la pace era stata sottoscritta e giurata, sul Corano, dal sultano di Costantinopoli Bayezid II detto il Saggio, e sul Vangelo dal doge Agostino Barbarigo. Negli anni successivi Venezia era stata impegnata duramente nella guerra contro la Lega di Cambrai, Costantinopoli era stata impegnata nelle sue guerre di espansione, e nel corso del 1530 la pace tra i due acerrimi nemici resisteva ancora.

La mattina del 2 giugno di quell’anno arrivava al Lido l'”orator del turcoChersem o Chusem con delle lettere del sultano Solimano I il Magnifico per il Serenissimo Doge di Venezia e per la Signoria. Il Collegio ordinò subito che gli fosse messa a disposizione la casa di “chà Marzello a San Zuane a la Zueca“, e ordinava che 20 gentiluomini, tra i quali sier Tommaso Contarini e sier Pietro Bragadin, che erano stati baili a Costantinopoli, andassero a prelevarlo e condurlo nella sua nuova dimora.

Il giorno successivo l’ambasciatore del sultano, tutto vestito d’oro e accompagnato da altri dodici turchi, si presentò in Collegio e venne ricevuto dal Serenissimo doge. Una volta seduto l’ambasciatore parlò, tradotto dal segretario Girolamo Civran, e disse come il Grande signore Turco lo aveva mandato per invitare il doge e la Signoria, per la buona amicizia esistente, alla festa per la circoncisione dei suoi quattro figli.

Il Serenissimo gli fece una grata accoglienza, e rispose dicendo: “Dio volesse che possemo venir, ma non podemo caminar, et semo tropo vechi“,  (il doge aveva allora 75 anni), la risposta divertì molto l’ambasciatore che rise assieme al doge, il quale poi aggiunse: “sarà il nostro orator per nostro nome”.

L’ambasciatore Chersem consegnò poi le lettere, una delle lettere, quella che invitava il doge a Costantinopoli, venne tradotta e letta dal Civran: “Suleyman (Solimano I) Sach (Scià o Padiscià) fiolo de Selim (Seleim I) Sach imperator sempre vitorioso. Io che son potente di potènti et miracolo tra gli homini et corona legitima de le Signorie che sono sopra la facia de la terra, immagine de Dio sopra le do terre ferme del mar Bianco et del mar Negro, et de la Romania et de la Natolia et del Caraman et de la Grecia et del paese de Dulcadir et Dyambechir, et del paese de Churdi et de Edubaizan et de Hazen et de Damasco et de Aleppo et del Cairo et de la Mecca et de Medine et de Hierusalem, de tutto il paese de li Tartari, et etiam de molli altri paesi che li mei padri splendidi et avi excellenti, che Dio clarifichi li lor mirandi gesti, hanno cum le lor violente forze subiugato, et etiam de molti altri paesi de la presentia che la mia excelsa Maestà ha cum la spada piena de fogo et gladio mio vitorioso subiugalo, dominalor et imperalor sutlham Suleyman Sach, imperator, fiol de sultham Selim Sach imperator, che fu fiol de sultham Bayesit imperator: Tu Andrea Gritti che sei duce de Venetia honorandissimo tra li Signori de li Criistiani, et reverendissimo sopra li polenti sopra li seguazi de Jesu, le sia noto che al presente, cum la invocation del excelso Dio et cum la sua benigna gratia, è stà statuito apresso de mia Maestà si dagi effetto a la circumcision, qual è caratere de la fede et ordination expressa del Signor de li propheli, che la benedition et salute sia sopra de lui, de li mei fioli sultan Mustaphà (morto strangolato) et sultan Muchmeth (morto di vaiolo) et sultan Selim (Selin II) et sultan Bayesit (giustiziato insieme ai suoi quattro figli), che Dio li conservi et elexalti in gran solenità, la solenità de la qual è parso a la mia Maestà comenzi a li 15 di la luna de Seval, sarà a dì 10 zugno, che cum il voler de la divina Maestà sia fausta et felice. Onde per esser antiqua generosa consueludine che ciò si denuncii da li mei zausi che serveno a la mia excelsa Porta vi ho mandalo el molto magnifico et honorato el molto pressante et circumspecto mio zaus Chusem, che il suo valor sii perpetuo, per far ancor li tale denunciacioni. Cussi sapi, dando fede al nobil segno. Scrita al principio de la luna de Rhamadam 936, che fu al principio di mazo 1530“.

Fu ordinato dal Collegio di donare all’oratore del Signor turco 500 ducati e una veste d’oro, e di mandare dei regali per i quattro figli del sultano per un valore di 5000 ducati in tutto, e che  sier Tommaso Mocenigo andasse personalmente a consegnargli a Costantinopoli. Lo stesso giorno, l’ambasciatore turco salì sul campanile di San Marco a veder la città dall’alto, e chiese alla Signoria di potere vedere il Tesoro di San Marco e l’Arsenal. La mattina del 7 giugno l’ambasciatore accompagnato dal procuratore sier Antonio Cappello visitò il Tesoro di San Marco, che gli piacque moltissimo, e il giorno 11 giugno accompagnato da alcuni gentiluomini tra cui sier Paolo Giustiniano, il quale “per saper turchesco non l’abandona mai”, visitò l’Arsenale e “have grandissimo piacer, et li fo preparato una bela colation“.

Il giorno 20 l’oratore del Signor turco, con indosso una veste fatta appositamente per lui in casa del maestro Antonio di Moli, “richissima d’oro roso, et ruose verde, belissima a veder“, si presentò in Collegio e si accomiatò. Alla sera l’ambasciatore montò su la fusta di sier Ambrogio Contarini, sulla quale furono caricati anche i regali per i figli del Sultano e con i suoi due brigantini ragusei  partì dalla Giudecca alla volta di Ragusa.

La pace con il turco non durò ancora per molto tempo, nel 1537 improvvisamante Solimano I  pose sotto assedio l’isola di Corfù e diede inizio alla terza guerra turco-veneziana, che causò la perdita per la Serenissima di 25 isole dell’Egeo. (1)

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(1) Marin Sanudo. I Diari Volume Volume 53 (marzo 1530 – settembre 1530)

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