L’onestà premiata di prete Francesco

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Chiesa di San Maurizio. Sestiere di San Marco

L’onestà premiata di prete Francesco

Carlo VIII di Francia, progettando una seconda invasione in Italia, si era alleato con Firenze promettendole la sottomissione di Pisa che da alcuni mesi si era liberata dal giogo fiorentino. Venezia allora, in odio ai Francesi, scendeva in campo prottegendo la città pisana che sarebbe stata una porta aperta alla nuova invasione e combatteva contro i Fiorentini “non per voler la loro ruina, ma solo desiderando ridurli ad essere buoni italiani“. Le truppe veneziane, accampate tra Pescia e Lucca, stavano sotto il comando del conte Bernardo Fortebraccio e la Repubblica aveva nominato provveditore sier Piero Duodo della contrada di Santa Maria Zobenigo.

Il 2 febbraio 1498 la Signoria mandava al campo un suo corriere fidato, Gasparo di Oriago, con la somma di quattro mila ducati d’argento per il pagamento mensile dei soldati e una lettera per il Consiglio dei Signori di Pisa. Il corriere partiva al mattino, trovava pronto a Fusina un cavallo e a tutta corsa si dirigeva verso il Po fermandosi qualche ora a Rovigo.

Continuava poi il viaggio per Ferrara e Bologna verso il campo veneziano: il freddo era intenso e le strade deserte, il cavallo robusto di razza friulana correva sempre e il viaggio prometteva di compiersi senza incidenti quando, dopo tre giorni, giunto il corriere nei dintorni di Garfagnana s’incontrò con una squadra a cavallo d’armati fiorentini.

Gasparo voltò il cavallo e a spron battuto raggiunse il vicino paesello di Castelnuovo, vide un prete che usciva dalla porta di una chiesetta, gli disse chi era, e dette a quel prete “le bolze (borse) con dirghe che ghe era dentro quattro milia ducati d’arzento et che ‘l li portasse può a li Provedadori dil campo vinetiano, ma che adesso li scondesse che no i fusse trovai da li fiorentini“, quindi affannato fuggì verso Pisa.

Poco dopo antrarono i soldati fiorentini a Castelnuovo, interrogarono alcuni abitanti se avessero visto il fuggitivo ma nessun lo aveva visto, solo il prete che aveva subito nascosto il denaro, affermò ingannando i soldati “che l’era fuzio come un diavolo da la parte di Lucca“.

Cinque giorni dopo giungeva alla Signoria di San Marco una lettera dei Signori di Pisa che narravano il fatto “et tutti di la Signoria pensava che li denari fusse ormai persi“.

Intanto nel pomeriggio del 10 febbraio partiva da Castelnuovo il giovane prete “qual messe le tre bolze in le baste de l’aseno et per strade nascose le ha portate a Pietro Duodo, provedador dil campo vinitiano” e il patrizio aperte le bisaccie e constatato che contenevano esattamente i quattro mila ducati mandati dalla Repubblica “ha scritto alora di questo fato a la Signoria” e pregò il prete stesso, che accettò con entusiasmo, di recare la lettera a Venezia fornendolo di un buon cavallo e di alcuni ducati.

Giunto il prete a Venezia si recò subito dal Serenissimo Agostino Barbarigo che stava nella sala del Collegio con la Signoria, presentò la lettera del Duodo che venne letta dallo stesso doge e interrogato disse chiamarsi prete Francescoet la Signoria dandoli bone parole ghe ha fato far un mantello et capuzzo paonasso, et ha scritto alla Santità dil Papa che ghe provveda su le nostre terre de uno beneficio de chiesia de sessanta ducati d’intrada; et fin tanto che vegna occasion, l’officio del Sal ghe darà cinque ducati al mese“.

Così la Signoria premiò l’onestà del buon prete e sier Zuane Duodo, fratello del Provveditore di campo e Consigliere ducale, gli regalò “una piciola casa driedo la chiesia di santa Maria Zobenigo” e prete Francesco si stabilì a Venezia “et tra li preti fo un gran prete marchesco“.

Il 15 ottobre 1499 la parrocchia di San Maurizio era in festa: papa Alessando VI aveva incaricato il patriarca Tomaso Donato di occuparsi di prete Francesco che veniva dopo alcune settimane eletto pievano di San Maurizio con una prebenda di settanta ducati annuali. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 28 maggio 1930.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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