Biagio Carnio, luganegher, omicida seriale (1503)

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Riva di Biasio - Santa Croce

BIAGIO CARNIO, luganegher, omicida seriale (1503) 1

Sopra quella fondamenta, o, vuoi dire, riva, situata in parrocchia di San Simeone Profeta, lungo il Canal Grande, di faccia la chiesa di San Geremia, stanziava un Biagio, detto Carnio, non so bene se per cognome, oppure perché nativo della Carnia.

Costui esercitava il mestiere del luganegher o salsicciaio, e, come fanno i suoi pari, preparava lo sguazeto, che e una specie d’intingolo solito a mangiarsi dalla bassa plebe, e specialmente dagli operai prima d’intraprendere le diurne fatiche. In ciò Biagio aveva acquistato rinomanza universale, talché in Venezia non si udiva parlare che del suo sguazeto.

In pari tempo pero incominciarono a mancare per la città alcuni bambini, senza che le ricerche delle madri, e quelle della giustizia avessero alcun effetto. Quand’ecco, mentre un barcaiolo mangiava una mattina della vivanda prelibata, trovo nella scodella la prima falange di un dito umano con l’unghia. A bella prima credette d’intravedere, ma poi, accertatosi della cosa, senti andarsi un freddo sudore dalla testa alle calcagna. Voleva parlare, voleva richiedere, ma stimò più sano consiglio il far lo gnorri, pagare lo scotto, e messasi la via fra le gambe, correre alla giustizia, e raccontare l’accaduto. I birri furono tosto in via verso la bottega e la casa di Biagio, ove penetrati, ritrovarono in luogo nascosto alcuni carcami, ed avanzi di umani cadaveri. Biagio fu ritenuto, si formò processo, e ne risulto che lo sciagurato, spinto da estro diabolico, soleva uccidere i teneri fanciulli per ammanire colle loro carni il suo sguazeto. E’ facile immaginarsi il raccapriccio che corse per tutta la citta, ma principalmente fra gli avventori della scellerata bottega.

Grande per certo era stato il delitto, e grande per conseguenza ne doveva essere la punizione. Biagio quindi, per sentenza della Quarantia Criminale, venne il 18 novembre 15032 tratto a coda di cavallo dalla carcere alla sua bottega, ove subì il taglio di ambe le mani. Nel ritorno fu per istrada tanagliato, e giunto fra le due colonne della Piazzeta, decapitato, e messo a quarti, che si appesero alle solite forche. La di lui casa e bottega si adeguarono al suolo, e la fondamenta ove abitava si appellò da quel momento in poi con tristo ricordo Riva di Biasio3.

ANNOTAZIONI

1 Il fatto è raccontato da tutti i Registri dei Giustiziati, e vive tuttora di esso la tradizione fra il popolo. Nessun cenno però se ne ritrova nelle Raspe della Quarantia Criminale, e nei Diarii del Sanuto, che pure raccolse tanti avvenimenti di molto minor grido di questo. Adunque che si dovrà dire? Che il Biagio di cui si parla abbia esistito, sembra provato dal nome dato alla riva ove abitava, e da una cronaca scritta, secondo me, fra la fine del secolo XVI, ed il principio del XVII (Cod. XXX, Classe VII, della Marciana), la quale ha le seguenti parole: Nota che tutte le barche venivano da Mestrina arrivavano all’ostaria di Biasio ora detta riva di Biasio. Che egli poi si lordasse dei delitti appostigli e facesse la miserabile fine descritta, non si può del pari accertare, fervida essendo, e facile talvolta all’invenzioni la fantasia popolare. Comunque sia, l’avvenimento di Biagio esercitò la penna del Negri nelle sue Leggende Veneziane, e del Pulle nelle sue Annotazioni ai Canti pel popolo Veneziano di Jacopo Vincenzo Foscarini.
2 Alcuni fra i Registri dei Giustiziati pongono il fatto sotto l’anno 1521.
3 Il Foscarini nei suoi Canti per il popolo Veneziano induce una madre a parlare nella seguente maniera: Su la Riva de Biasio l’altra sera – So andada col putelo a chiapar aria; – Ma sè m’à streto el cuor a una maniera – Che la mia testa ancora se zavaria; – Me pareva che Biasio col cortelo – Tagiasse a fete el caro mio putelo.

GIUSEPPE TASSINI. Alcune delle più clamorose condanne capitale.  (VENEZIA, Premiata tipografia di Gio. Cecchini 1866)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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