Dieci giudecchini antifascisti condannati dal Tribunale speciale nel 1932

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Il traghetto della Palanca. Isola della Giudecca (foto dalla rete)

Dieci giudecchini antifascisti condannati dal Tribunale speciale nel 1932

Il 6 novembre 1926, anno quarto della “rivoluzione fascista“, veniva decretato lo scioglimento di tutti i partiti, associazioni e organizzazioni che esplicavano azione contraria al regime (una delle cosiddette leggi fascistissime). Al pari tempo veniva costituito il Tribunale speciale per la difesa dello Stato, competente a giudicare i reati contro la sicurezza dello Stato e del regime.

Dopo la denuncia da parte dell’OVRA (polizia segreta fascista) il caso veniva affidato alla sezione istruttoria del Tribunale speciale. I reati più lievi venivano esaminati da un unico giudice, quelli più gravi dalla Commissione istruttoria (composta da 4 membri). L’istruttoria poteva concludersi con l’assoluzione dell’imputato, con il rinvio al Tribunale speciale o, a seconda dei reati, alla Magistratura ordinaria o militare. (1)

Nel 1932 si verificarono tre casi di veneziani giudicati dal Tribunale Speciale; il 23 gennaio, 12 giudecchini vennero incriminati per attività comunista (scoperta nel giugno del 1931) e di numerose riunioni clandestine con ampia diffusione dell'”Unità“. 

dal IL GAZZETTINO del 27 aprile 1932.

Davanti al Tribunale speciale si è svolto oggi il processo contro un gruppo di antifascisti veneziani, accusati di partecipazione a partiti disciolti dalla pubblica autorità e, alcuni tra essi, di avanzata propaganda delle idee e dei metodi di azione di detti partiti.

Gli imputati sono dodici, ma di essi due non furono rintracciati; oggi pertanto siedono nella gabbia: Romano Memmo di Venezia di anni 30, carpentiere in legno abitante alla Giudecca 415; Ettore Altieri di Venezia di anni 28, carpentiere in ferro abitante alla Giudecca 949; Vittorio Sambo da Venezia di anni 24 operaio abitante con l’Altieri; Albino Menegazzo di Venezia di anni 26, fabbro, Giudecca 953; Pietro Zaccolin di Padova di anni 56, bracciante, residente a Venezia, Giudecca 924; Pietro Ferialdi di Venezia di anni 25 bracciante, Giudecca 904; Gino Biassuto da Poggibonsi di anni 20, domiciliato a Venezia, Giudecca 949, carpentiere; Vittorio Pugiotto di Venezia, di anni 28 carpentiere, Giudecca 939; Giovanni Cunial da Possagno di anni 27 residente a Venezia, Giudecca 898, carpentiere e Pietro Pelizzato da Venezia di anni 32, pittore (commesso), abitante in Fondamenta dei Mori 3414. I latitanti sono invece: Bruno Cucchierato di Venezia di anni 29 tipografo e Mario Bonnini di Venezia di anni 28, accordatore di pianoforti. 

Presiede il console generale Tringali Casanova, Pubblico Ministero l’avvocato Fallace. All’inizio della udienza su richiesta del Procuratore Generale, la causa nei confronti dei due latitanti Cucchierato e Bonnini viene stralciata. Il Presidente fa dar lettura dell’atto di accusa. Da esso si apprende come nel maggio del decorso anno la Questura di Venezia avesse notizia che veniva svolta propaganda sovversiva fra gli operai e specialmente fra i disoccupati mediante la diffusione di manifesti ed altri stampati di carattere comunista, e mediante sottoscrizione a favore delle vittime politiche.

Il Questore comm. Corrado impartì energiche disposizioni per l’identificazione del responsabili affidandone l’incarico al vice Questore cav. uff. Rendina capo dell’Ufficio provinciale di polizia politica. Le indagini vennero eseguite dal comandante la Squadra politica cav. Calandra e dal Centurione Pomarici dell’U.P.I. della 49a Legione, coadiuvati dai marescialli Taranto e Scafarrone, dal vice brig. Rega e dagli agenti Ungaro e Botteri.

Dopo lunghe e pazienti indagini, numerosi pedinamenti ed appostamenti, si accertò che copie dell'”Unità” e stampe sovversive in genere venivano lasciate cadere ad arte sul pavimento della cabina del vaporino che compie il servizio di traghetto con la Giudecca, e altre copie venivano distribuite agli operai che giornalmente sostavano dinanzi agli uffici di collocamento dei Sindacati fascisti dell’industria.

Gli agenti investigativi riuscivano a stabilire che tale attività criminosa era svolta da certo Momi in combutta con certi Sambo, Altieri Mario e Bruno, e individuati il Memmo, il Sambo, l’Altieri, il Menegazzo, lo Zaccolin, il Ferialdi, il Biasutto, il Pugiotto, il Cunial, il Pelizzato, come sovversivi organizzati, attraverso le esplicite precise confessioni degli stessi imputati, fu possibile conoscere che il partito comunista a mezzo dei propri emissari Cucchierato, noto per Bruno, e Bonnini, noto per Mario, coadiuvati dal Pelizzaro e dal Memmo, detto Momi, dal Sambo e dall’Altieri, andavano svolgendo opera propagandistica.

Agivano a tal uopo gli affiliati costituiti in cellule di strada e officina, con fiduciari, capi settori e capi cellula, si riunivano in campo di Marte, nella Fondamenta delle Zattere e in altri luoghi, si raccoglievano adesioni alla organizzazione comunista e denaro pro soccorso rosso. Cucchierato e Bonnini furono i capeggiatori dell’opera di ricostituzione del partito di Venezia, mentre a carico degli altri imputati venne esclusa ogni attività dal loro fare criminoso, nella ricostituzione. Il Memmo, assunse la carica di capo settore alla Giudecca, l’Altieri e il Sambo ebbero incarichi direttivi nelle cellule locali di cui facevano parte tutti gli altri iscritti. Il Cunial era particolarmente incaricato della propaganda fra gli operai del Cantiere Navale.(2)

Romano Memmo venne condannato a 4 anni, Altieri Ettore, Sambo Vittorio e Pelizzato Pietro a 3 anni, tutti gli altri ad 1 anno.

Altri veneziani e mestrini processati e condannati nel 1932: Malgaretto Mario, falegname Mestre; Niero Sergio, vetraio Mestre; Dogà Antonio, cameriere Mestre; Pastrello Mario, radiotecnico Venezia; Tommasi Agostino, scalpellino Venezia, Pavanello Ruggero, tornitore Venezia; Fagarazzi Antonio, decoratore Venezia. (3)  

(1)  https://it.wikipedia.org/wiki/Tribunale_speciale_per_la_difesa_dello_Stato_(1926-1943)

(2) IL GAZZETTINO, 27 aprile 1932

(3) Adriano Dal Pont. L’Italia dissidente e antifascista: le ordinanze, le sentenze istruttorie e le sentenze in Camera di consilio emesse dal Tribunale speciale fascista contro gli inputati di antifascismo dall’anno 1927 al 1943.

FOTO: dalla rete. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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