L’elezione a doge di Pietro Loredan detto Campanon

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Sala dello Scrutinio. Jacopo Robusti detto Tintoretto. Ritratto di Pietro Loredano

L’elezione a doge di Pietro Loredan detto Campanon

Il 4 novembre 1567 era morto il doge Girolamo Priuli. Il 13 dello stesso mese si radunavano i Quarantuno e dopo che messer Francesco Ottobon, Cancelliere Grande, li ebbe fatti giurare si cominciò la votazione per la nomina del nuovo doge, votazione che, unico esempio, durò tredici giorni, poiché occorsero bel settantasei scrutini. Alla fine, racconta il cronista Agustini, “fu eletto messer Pietro Loredan deto Campanon, qual stava a San Tomà al ponte di Donna Onesta, oltra ogni pensiero, perché lui non pensava de esser dose per esser de anni ottantacinque et non in tanta consideratione“.

Difatti in quei tredici giorni di continuati scrutini nessuno dei tre concorrenti al dogato, che erano Mattio Dandolo, Gerolamo Grimani e Alvise Mocenigo, raggiunse mai il numero di voti voluto dalla legge e così da questa accanita concorrenza, ribelle a qualunque accordo, uscì dall’urna il nome del Loredano, evento inaspettato allo stesso eletto ed a tutta la città.

Egli nell’ora della sua elezione, stanco di stare nella Corte del Palazzo Ducale, se ne veniva tutto solo per la “marzeria” verso Rialto per andare a pranzo, quando vicino alla chiesa di San Salvadore gli fu data la nuova della sua nomina da un putto che veniva correndo da San Marco ed egli sembrandogli quello uno scherzo poco opportuno alzò il bastone che il putto scansò con la fuga. Ma passato il ponte di Rialto ecco raggiungerlo messer Marcantonio Franceschi, segretario del Consiglio dei Dieci, il quale gli annunciò ufficialmente la sua elezione.

All’annuncio non dubbio Loredano montò allora in una gondola di traghetto “et andò alla sua casa, si pose una veste di veludo cremesino fodrata di lovi (pelle di lupo) e da suo figlio et altri parenti fu accompagnato a Palazzo, et alle riva di quello ricevuto da Consiglieri e Capi di quaranta et nella Camera de Scarlati desinò con la Signoria“.

Il giorno dopo il 27 novembre fu pubblicata solennemente l’elezione del nuovo doge: Piero Loredano scese in chiesa San Marco verso nona e fu condotto sopra il pergamo a sinistra dell’altare Maggiore, e messer Domenico Zane, il più vecchio dei cinque Consiglieri ducali, rivolto al popolo che gremiva la chiesa disse le solite parole: “Havemo fatto dose messer Piero Loredan, qual vi piaserà” e gran parte del popolo rispose ad alta voce: “Sia ben fatto el dose Campanon“.

Di fuori, sopra la città, tutte le campane suonavano a distesa e le artiglierie sparavano a salva in segno di gran festa. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 5 luglio 1924

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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