Quando Cologna (Veneta), faceva parte del Sestiere di Dorsoduro

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Cologna Veneta. Mura scaligere

Quando Cologna (Veneta), faceva parte del Sestiere di Dorsoduro

Nel 1194 Cologna era posseduta dai Malcapella, famiglia distinta di Vicenza, cui fu tolta dagli Scaligeri, signori di Verona, ed aggregata a quella provincia, e nell’anno 1404, per sottrarsi al severo giogo di Francesco da Carrara, signore di Verona, seguendo l’esempio della vicina Vicenza, si diede spontaneamente alla Repubblica veneta (2 maggio 1404).

La città di Vicenza fece allora istanza al Senato, per unire nuovamente Cologna ed il suo territorio alla vicentina provincia. Ma disfatti l’anno successivo i Carraresi ed acquistata così anche la provincia veronese, al voto loro si oppose Verona, che da lunga pezza agognava il possesso del Colognese.

Il saggio e previdente Senato di Venezia con ducale del 1406 (sotto la ducea di  Michele Steno), ordinò che  “per levare le discordie esistenti tra Veronesi e Vicentini, e ancora perché niuna delle parti poteva chiaramente mostrare le sue ragioni nella Terra, e Castello di Cologna, e sue pertinenze, dichiarò che Cologna e le sue Pertinenze non fosserò né di Vicenza né di Verona, ma fossero da per sé e sotto il Dominio di Venezia“.  Il territorio di Cologna venne dunque  unito al Dogado, che costituiva il territorio della capitale, e venne assegnato al Sestiere di Dorsoduro.  

In seguito a ciò il territorio con a capo Cologna fu Veneto Municipio, al cui governo la Serenissima mandò un podestà. Il 23 settembre 1408 il Senato veneto ricordava al podestà Maffeo Donà che Cologna e le ville ad essa dipendenti dovevano essere governate secondo gli ordini e le consuetudini di Venezia: “secundum ordines, et consuetudines civitatis venetiarum regere, et gubernare, et propterea jus, et justitiam“.

Come terra del Dogado di molti privilegi godeva il Colognese, tra cui quello di poter dare asilo ai banditi, e l’esenzione dal dazio sui commestibili che importava dalla Dominante, o che per proprio uso e consumo ritirava dalle altre città.  I Colognesi, poi, essendo considerati cittadini veneziani adottivi, non erano obbligati a prestare servizio nell’armata di terra e di mare, se non in casi straordinari ed a richiesta del Doge, il che era non minore privilegio degli altri menzionati.

Sotto la Repubblica veneta il Colognese si governò con propri statuti,  tratti dalle massime e consuetudini locali, ed era diviso in 13 ville:  Albaredo d’Adige, Beccacivetta (Coriano), Michelorie, Cucca, Miega, Caselle, Pressana, Sabbion, Roveredo di Fiumenovo, Baldaria, Zimella Santo Stefano e Volpin. Questi villaggi facevano capo alla comunità centrale di Cologna, ed erano amministrati in particolare da un Massaro assistito da un Battifango, ed in generale da un Sindaco di fuori o territoriale, coadiuvato da quattro Ragionati, che risiedeva in Cologna in un palazzo proprio, detto perciò palazzo del territorio.

L’invasione francese (1797) segnò la caduta della Repubblica di Venezia e conseguentemente la fine dell’appartenenza di Cologna alla Serenissima e al Sestiere di Dorsoduro. (1)

(1) Indicatore veronese per l’anno 1852. (Verona) e Giulio Carlo Il Mandamento di Cologna Veneta (Venezia, 1898)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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