L’affresco dei dadi nel sottoportico del Rio Terà de le Colone, nel Sestiere di San Marco

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Rio Terà de le Colone - San Marco

L’affresco dei dadi nel sottoportico del Rio Terà de le Colone, nel Sestiere di San Marco

Sul soffitto del sottoportico del Rio Terà de le Colone, all’incrocio con la Calle dei Fabbri, è dipinto un affresco bianco e celeste (datato 1691, ma probabilmente più recente). L’affresco riproduce una lanterna, una pentola e dei dadi, forse l’insegna di una locanda dove si poteva giocare ai dadi.

In passato il gioco dei dadi era praticato anche tra le colonne della Piazzetta San Marco, come raccontato da Giovanni Malgarotto sul Gazzettino del 1927.

Nel 1175 si presentò alla Signoria un tale Nicolò Staratonio detto Barattierohomo di Lombardia qual era maistro inzegner et maistro di baradori per la passion dil zuogo” e propose al Collegio di alzare le due colonne “dimostrando che il fosse lecito a cadaun zuogar sopra li gradi (gradini) di dite colone et che zuogo li pareva et che quantità si volesse, senza alcuna pena“. Il Consiglio accettò “et dicto maistro tolse octo homeni et comenzò a laorar con piconi et argani et fata la fondamenta sotto terra forte et bona in sette dì et in l’octavo alzò“.

Così sorsero le due colonne e la Repubblica fedele al patto concluso con Nicolò Barattiero permise il gioco “in mezzo san Marco et Todaro a tutti li Barattieri che per il tempo vegnirà” e cioè a tutti i discendenti della famiglia di maestro Nicolò. Ma il Consiglio dei Dieci mal sopportando quella eccezione alle sue leggi proibitiva sul gioco e d’altronde, non volendo venir meno all’accordo stabilita dal doge Sebastiano Zani, pesò di adibire lo spazio fra le due Colonne all’esecuzione dei condannati. Il primo a essere impiccato colà fu Grattario Trevisan mandato a Venezia nel luglio 1382 dal duca di Ferrara, per avvelenare i pozzi, e allorquando i giocatori videro sul loro capo penzolare quel corpo, disertarono il luogo e il privilegio cessò “da se stesso“. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 22 febbraio 1927

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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