Le pipe di terracotta di Chioggia

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Pipe di terracotta di Chioggia

Le pipe di terracotta di Chioggia

Tra le molte relazioni di ministri della Repubblica presso nazioni straniere è degna di nota quella del padovano Cesare Vignola nel 1764 ministro della Serenissima residente a Londra. Egli tutto osservava e tutto scriveva tanto che il 28 febbraio 1765 parla perfino di una nuova specie di creta con la quale si fabbricavano a Londra le pipe.

Non ometto di gettar l’occhio sopra alcune di queste manifatture inglesi et per una combinazione mi venne fatto di vedere né giorni scorsi la Terra, e sia Creta, che qui adoperasi per fabbricar pipe. Nell’esaminarla non potei persuader me stesso che non se ne possa trovar di consimile negli Stati di Vostre Eccellenze e perciò ne spediamo una Mostra a cotesto gravissimo Magistrato“.

Difatti il Vignola, approfittando della partenza per Venezia di una nave inglese chiamata “L’Imperatore romano“, mandava una cassetta di quella creta speciale, aggiungendo che persona veneziana, allora di passaggio per Londra, si sarebbe assunta l’incarico di erigere nelle Lagune una grande fabbrica di pipe qualora si fosse trovata “nel territorio veneto la materia prima necessaria“. Ma a Chioggia (come narra il Dandolo) c’erano giù due fornaci di pipe: la terra cretosa veniva tolta da alcuni terreni della terraferma e le pipe chioggiotte avevano già acquistato una certa rinomanza nella città di Venezia.

Il 12 aprile giunse da Londra il famoso campione che venne subito recato ai cinque Savi alla Mercanzia, i quali esaminata la terra, decisero di mandarla al podestà di Chioggia, sier Antonio Marcello di San Tomà al Traghetto, e questi chiamati il “Salinier” (sovraintendente alle saline) Nicolò Minio e tale Bepo Vianello detto “Spavento” di Calle de la Madonna e proprietario di una fornace, mostrò loro la terra e ne chiese il parere. Fu nella stessa Podesteria sottoposta ad un esame pratico: una parte venne pestata e imbevuta d’acqua, e dopo si ebbe il responso di sier Minio, il salinier: “L’è più bona la nostra“, cui si aggiunse quella del Vianello: “La nostra a ga meno caolini“. E la nuova creta fu restituita ai cinque Savi alla Mercanzia accompagnata da una lettera del Podestà che dichiarava migliore “la terra da pipe adoperada da Chioggia“. E così rimase a Chioggia il primato delle sue popolari pipe di creta (1)

Caratteristiche delle pipe di Chioggia sono i tre fori, anziché uno, tra il fornello e il tubicino portacanna, ed inoltre l’assenza pressocchè costante del marchio. La fabbricazione della pipa chioggiotta avveniva generalmente a mano: il pipàro con tecniche tramandate di padre in figlio modellava l’argilla con stampi in piombo entro tavolette di legno. L’argilla veniva scavata sui greti del Po e con barche fluviali (burci) portata a Chioggia e quindi depurata. La lavorazione era rapida: posata l’argilla nello stampo, tenuto fermo con una mano, con l’altra si inserivano i due perni per ricavare il fornello e il foro portacanna. Tolta la pipa dallo stampo, la si faceva asciugare, si praticavano i fori alla base del fornello e si eliminavano le sbavature. Quindi si passava alla fase più difficile, la cottura su appositi supporti, in un forno che poteva contenere ogni volta migliaia di pipe. Per fumare, come testimoniato in molte raffigurazioni di pescatori su bragozzi o intenti a rammendare le reti, si usavano come cannelli, rametti forati di marasca o marinella, ciliegio ancora presente allo stato semi-spontaneo lungo i litorali veneti, che donavano un effetto aromatico al fumo. Per accendere il fuoco, si utilizzavano acciarini in ferro, per ottenere le scintille, venivano sfregati con pietre focaie (selci), in genere provenienti dall’altopiano veronese dei Lessini, che, anch’esse, costituiscono, assieme alle pipe storiche in terracotta, frequenti rinvenimenti nel territorio lagunare. (2)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 23 gennaio 1927.

(2) https://www.gustotabacco.it/storia/252-pipe-terracotta/

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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