Due ladri di “tabari” da San Tomà

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Campiello San Rocco - Sestiere di San Polo

Due ladri di “tabari” da San Tomà

Il 28 gennaio 1520 il capitano dei Dieci Andrea Vassallo, passando di notte con la sua pattuglia per il Campo dei Frari, intese alte grida provenienti dal Campiello di San Rocco poco distante. Accorso subito poté arrestare due giovani, tali Girolamo Toscan e Antonio Zenturer entrambi domiciliati nella contrada di San Tomà; la vittima che aveva gridato stava a terra intontita e sanguinante per un colpo di bastone ricevuto sulla testa. I due furfanti, appena ventenni, avevano trovato un modo nuovo di guadagnare senza lavorare: “andavano di notte per la terra despoiando le veste overo manteli a le persone, havevano un baston per uno et in una sporta cenere menuda, et trovando alcun, uno li deva una bastonada drio la copa, l’altro li buttava la cenere negli occhi et po li spogliava“. Così era avvenuto a San Rocco, ma la vittima aveva gridato e i due rapinatori venivano arrestati.

Confessarono tutto con due tratti di corda: le persone spogliate erano sette, ma non “fo altro mal” e così Alvise Badoer, avvocato dei prigionieri, nella sua arringa implorò la pietà dei giudici, dicendo che in questi delitti non c’era alcun morto “et la roba tolta non val ducati sie in tutto“. Però la Quarantia non si commosse, ma fu terribilmente severa e votò a “piene balote” la pena di morte per ambedue.

Il 6 febbraio ebbe luogo la sentenza: i condannati piangenti vennero condotti lungo il Canal Grande fino a Santa Croce, gridando dai “comandadori” la colpa, e da Santa Croce “su un soler (palco) portato per fachini furono condotti per terra fino a San Marco et parevano homeni de gran qualità portadi in trionfo con frati di la Misericordia che cantavano“. Lo strano corteo giunse in Piazza San Marco verso nona e sullo stesso “soler” che li aveva portati fu ad entrambi tagliata la testa, poi squartati e appesi i quarti alle solite forche. (1)

La Quarantia criminal dimenticò, in questa circostanza, un vecchio adagio popolare veneziano che recitava: “Giustizia e carità el xe l’ordene de la società“.

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 13 marzo 1926.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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