San Lorenzo, statua di Fondamenta San Lorenzo
Statua di San Lorenzo in pietra d’Istria a figura intera dento una nicchia.
Fondamenta San Lorenzo. Chiesa di San Lorenzo. La chiesa di San Lorenzo debbe la sua origine alla famiglia Badoara o Partecipazia; e sin dall’854 Romana della stessa famiglia, in cui potestà era venuta la chiesa, fondava vicino ad essa un monastero di monache benedettine di cui fu la prima abadessa. A questo monastero furono aggiunte le abitazioni di alcuni monaci, che assistevano le suore nella celebrazione dei divini uffici, uso durato a lungo in Venezia nonostante le molte disposizioni ecclesiastiche ad esso contrarie. La chiesa fu distrutta l’anno 1105 da un terribile incendio, che consumò pure le case vicine. E ignoto chi si abbia il merito di avere restaurate le una e le altre; ben sappiamo che del 1592 l’abadessa Paola Priuli, sorella del Patriarca Lorenzo Priuli, la fece fabbricare nell’attuale magnifica forma quadrilatera, divisa in due parti; l’una esteriore per il popolo, e l’altra interiore per le monache, sul modello di San Simeone Profeta. Il tempio fu ridotto al suo compimento in dieci anni colla spesa di 47.919 ducati, contribuiti in gran parte da sette sorelle di nobile nazione. Aveva sette altari, che furono l’anno 1810 venduti tutti, essendo stato in quella occasione chiuso il tempio e soppresso il monastero, ma non l’alter maggiore, opera di Girolamo Campagna, innalzato sotto il governo dell’abadessa Andrianna Contarini dal 1615 al 1618, il quale ha fama del più bello altare d’Italia. Quelli che sorgono di presente son dovuti alle cure del pio rettore don Daniele Canal. Nella chiesa è sepolto Domenico Malipiero illustre soldato, e scrittore dei pregiatissimi Diari intorno ai fatti veneziani; dal 1467 fino al cominciare del XVI. L’anno 1817 il convento di San Lorenzo fu ridotto a casa d’industria e a vantaggio dei ricoverati si aperse la chiesa annessa. L’antica chiesa di San Lorenzo aveva tre navate sovra colonne di fino marmo, una sotto-confessione assai bella, ed il piano più basso di due gradini dell’antiportico, sotto il quale erano le sepolture dei cappellani della chiesa di San Severo, e quella di Nicolò Polo. Quando si scavarono le fondamenta per rinnovare la chiesa furono trovate due grandi giare piene di monete d’oro impresse di caratteri arabi e talune della grandezza di due zecchini. Allora corse opinione quelle monete spettassero alla famiglia Michieli, e facessero parte della preda che i dogi Domenico e Vitale portarono da Tiro verso il principio del secolo XII. Non ne esistevano che due ai giorni di Flaminio Cornaro, e di esse ci diede la incisione e ne spiegò le epigrafi. Essendo stata recentemente ristabilita in Venezia la famiglia dei Domenicani, e non potendo valersi del convento ai Santi Giovanni e Paolo, essi ne edificarano un nuovo in vicinanza di questa chiesa, dove ora hanno messo stanza. (1)
(1) BERNARDO e GAETANO COMBATTI. Nuova planimetria della città di Venezia. (VENEZIA, 1846 Coi tipi di Pietro Naratovich).
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