I Lucchesi a Venezia

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Volto Santo. Sestiere di Cannaregio

I Lucchesi a Venezia

La presenza dei mercanti Lucchesi a Venezia risale alla seconda metà del Duecento, quando esportavano i panni di lana fabbricati a Lucca, e per i loro scambi si servivano di un edificio posto vicino a Rialto, affittato dal governo di Venezia ai mercanti toscani. Il numero dei Lucchesi non doveva essere insignificante, ma per tutto il XIII secolo si trattava di mercanti che si trasferivano nella città lagunare il tempo di concludere le loro transazioni commerciali.

Un primo accenno di emigrazione da Lucca si ebbe all’inizio del Trecento con la presa del potere in città da parte dei guelfi neri, con l’espulsione di molti ghibellini, e con lo statuto popolare del 1308 che diede il via alla fuga della classe dirigente lucchese. Una massicia emigrazione di artigiani Lucchesi ebbe inizio solo dopo il 14 giugno 1314, con la cruenta riconquista di Lucca operata dai ghibellini, con a capo Uguccione della Faggiola, che saccheggiarono per tre giorni la città provocando la fuga di molte famiglie guelfe. Un altra migrazione di fuoriusciti si ebbe nel 1316 quando, a seguito di una rivolta popolare, Uguccione dovette fuggire, e Castruccio Castracani fu acclamato Capitano Generale della città. Fu così che i Lucchesi si stabilirono a Venezia, oltre che in altre città italiane ed europee, ed esportarono i loro segreti dell’arte della seta, fino ad allora gelosamente custodi.

Ai gruppi di Lucchesi giunti a Venezia fu concesso il privilegio di tenere una propria giurisdizione dell’arte della seta. Essi occuparono l’area tra Rialto e Cannaregio, stabilendosi nelle contrade di San Bartolomeo, San Giovanni Grisostomo, San Cancian e dei Santi Apostoli, mentre i mercanti ebbero alcune botteghe in Calle de la Bissa. La zona della città, scelta dai Lucchesi per la loro residenza, era anche quella dove risiedevano i cosidetti “samitari“, i tessitori di seta Veneziani.

Le ricchezze che avevano portato a Venezia, e l’interesse che ne ritraeva il governo veneziano fecero sì che essi godessero di molti privilegi, fra i quali la Veneta cittadinanza. Nell’agosto del 1438, dopo un’epidemia di peste e di una congiuntura demografica sfavorevole, venne emanata una legge che garantiva l’immediato privilegio della cittadinanza “de intus” agli stranieri, senza dover attendere i 15 anni di continua residenza in città prevista in precedenza.

I Lucchesi che per primi giunsero a Venezia ottennero subito dal governo veneziano la possibilità di costituire una propria corporazione per l’arte della seta. La Corte della Seta, così si chiamava inizialmente la corporazione, era una sorta di tribunale posto in un edificio a fianco della chiesa di San Giovanni Grisostomo, dotato di suoi ufficiali e con potere di giudicare in civile sulle materie attinenti all’arte serica. Sull’architrave della Scuola si vedono ancora oggi gli stemmi di cinque famiglie di Lucca trasferitesi a Venezia: Paruta, Sandei, Ridolfi, Amadi e Pertucci. A poca distanza dalla sua costituzione a questa corte aderirono anche i tessitori veneziani facendo coincidere la Corte della Seta con l’Arte della Seta in generale. 

I frati dell’ordine dei Servi di Maria, già presenti nella città di Lucca dalla seconda metà del Duecento, aprirono a Venezia un monastero nel 1316, e con somma lentezza costruirono poi la chiesa di Santa Maria dei Servi. I Lucchesi si appoggiarono da subito ai Serviti per le loro ricorrenze religiose e per la sepoltura dei morti.

Nel 1359 i Lucchesi fondarono la Scuola del Volto Santo, era un Scuola nazionale, tutti i lucchesi e le loro mogli avevano il diritto di entrarvi, la Scuola aveva come finalità l’assistenza verso gli infermi e i bisognosi. A celebravi le messe e le solennità (principalmente la Santa Croce il 3 maggio e San Martino l’11 novembre) erano i padri Serviti, ammessi di diritto alla Scuola. 

Nel 1360 i Serviti accordarono ai Lucchesi la facoltà di erigire un’oratorio e un cimitero. La Scuola cominciò subito a edificare la cappella, basandosi sulle risorse economiche delle sue principali famiglie. Chiamarono ad affrescarla un allievo del Guariento, Nicolò Semitecolo, nel 1370 gli afffreschi erano terminati e rappresentavano le leggende del Volto Santo.

Nel 1398 la Scuola, nella persona del suo rettore ser Jacopo di Bernardo, acquistò dai frati serviti per 200 ducati un terreno vacuo nella parrocchia di San Marcuola, al di là del rio accanto al convento dei Serviti, per la costruzione di una serie di case per i poveri. La costruzione procedette molto velocemente, le case appena fabbricate erano una decina, e furono date per “amore Dei” a confratelli bisognosi.

Nei primi decenni del Cinquecento la presenza dei Lucchesi a Venezia iniziò a diminuire. Gli eredi delle antiche case dei Lucchesi avevano abbandonato completamente l’antico impegno dell’arte della seta, la produzione serica veneziana era passata in mano ai Bergamaschi. Nel 1552, in occasione della tradizionale festa di San Marco, i Provveditori di Comun decisero che non si doveva più invitare “el Rettor della Scola del Volto Santo“, questo atto simbolico sanciva la definitiva uscita dei Lucchesi dall’industria serica veneziana. (1)

(1) Luca Mola. La comunità dei Lucchesi a Venezia. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. Venezia 1994

Da sinistra a destra, dall’alto in basso: Calle de la Bissa, Volto Santo, Calle de la Bissa, ruderi della Chiesa di Santa Maria dei Servi, Ufficio della Seta, Volto Santo, bassorilievo con il Volto Santo, Volto Santo dal Rio Terà de la Madalena, ruderi della Chiesa di Santa Maria dei Servi, Oratorio dei Lucchesi.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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