Palazzo Valier Gonella a San Giobbe

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Fondamenta San Giobbei - Cannaregio. Luogo dove si ergeva il Palazzo Gonella

Palazzo Valier Gonella a San Giobbe

Era situato quasi di faccia al Ponte di San Giobbe, sulla Fondamenta delle Penitenti. Fu eretto dai Gonella, cittadini antichi, e si trova nominato nella cronaca Barbo, in occasione d’un fiero temporale, che ne fece cadere tutti i camini il 1 luglio 1541. Bernardino Gonella, con strumento 27 luglio 1572, in atti Vittore Maffei, lo vendette a Silvestro Valier, protonotario Apostolico.

Scrive quindi il Sansovino: In Canarejo, di rincontro S. Job, è molto nobile il palazzo già della gente Gonella, et hora di mons. Silvestro Valier, il cui salone è commemorato fra i maggiori della città. É noto come Silvestro Valier, quantunque dal Cappellari detto uomo di gran pietà, facesse uccidere Matteo dalla Moneta, marito d’una figlia di Giulio Gabriel, vedova di Marco Querini, della quale era innamorato, e come facesse sotterrare il cadavere nell’orto annesso al proprio palazzo di Cannaregio (orto che più tardi troviamo lodato nel Martinioni).

Perciò tanto il Valier, quanto la donna, vennero citati in giudizio nel 1587. La donna, non comparsa, ebbe sentenza di bando, ed il Valier, comparso, riportò la pena di dodici anni di carcere. Nell’anno successivo però, avendo comperato alcuni bandi d’importanza, ebbe commutata la pena in altrettanti anni di confine nel castello di Verona, col deposito, a garanzia, di quindici mila ducati, e colla comminatoria, in caso di fuga, d’aver tagliata la testa.

Il palazzo Valier, che era fregiato dai chiaro-oscuri di Sante Zago, ed ove nacquero i due dogi Bertuccio e Silvestro, bruciò il 25 agosto 1756, mentre dai Valier era passato nei Laghi per eredità, e vi abitava l’abate Testagrossa, agente del duca di Modena. Esso, come attesta il Gherro, fu demolito dal 1789 al 1805 con la surrogazione d’alcune case. Si può vederlo effigiato nelle raccolte del Coronelli, del Carlevaris, ed altrove. (1)

(1) GIUSEPPE TASSINI. Edifici di Venezia. Distrutti o vòlti ad uso diverso da quello a cui furono in origine destinati. (Reale Tipografia Giovanni Cecchini. Venezia 1885).

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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