Famiglia Malipiero
Malipiero. Si pregia questa famiglia di essere stata una delle prime che si sia trovate alla fondazione di Venezia, e di avere somministrato alla repubblica ampia serie di uomini segnalati, onde a gran ragione si annovera fra le più antiche e nobili della fu Dominante. Il conte Zabarella nel suo Correlio la deduce da Mestle figliuolo di Pilemone re di Paflagonia, quale dopo la rovina di Troja, passato con Antenore in Italia, e smontato nell’isoletta, chiamata di presente Sestier di Castello, e che allora nuova Troia fu detta, vi lasciò la posterità e famiglia, che poi dei Mastropetri, ed ora dei Matipici si disse. Possede un’isoletta appresso il Molo della città di Corfù, che si chiamava lo Scoglio Malipiero, il qual nome secondo il Porcacchi nell’isolario, trasse da Pietro Malipiero che ne era signore nell’anno 1575. Prima del secolo undecimo questa famiglia si chiamava anca dei Caliprini Cronica Vivaro. Nel 1505 Pietro matto Bergamasco, il quale domandava l’elemosina suonando una piva, principiò di tavole la chiesa di Santa Maria Maggiore, che nel 1526 Alvise Malipero, ivi sepolto, fece finire, e vi fabbricò il campanile Cronica Zalioli. (1)
Il doge Pasquale Malipiero Malipiero nacque da Francesco q. Fantino, nel 1385. La prima volta che lo troviamo ricordato nelle storie è all’anno 1440, in cui fu eletto provveditore all’armata, nella guerra contro Filippo Maria Visconti duca di Milano. L’anno appresso lo troviamo podestà di Padova, e nel 1446, agli 11 novembre eletto procurator di San Marco de ultra, in luogo del morto Leonardo Giustiniano. La sua gravità e valentia somma nel trattare i pubblici negozi gli procurarono, l’anno appresso, l’onore d’inviato a papa Nicolò V, nell’occasione che ei saliva al soglio di Piero. E poiché Francesco Sforza si faceva nemico dei Veneziani, e li batteva nella celebre giornata del 14 settembre 1448, il Senato spediva il Malipiero, con Lodovico Loredano, a provvedere nuove armi e munizioni per quella lotta, nella quale rimase il nostro Pasquale prigioniero dello Sforza. Ma rotta essendosi ogni buona intelligenza fra i Milanesi ed il lor generale, e trattando essi certamente di pace col Senato, saputosi ciò dallo Sforza, si valse del Malipiero a convenirla particolarmente coi Veneziani. Quindi il Malipiero stesso procurò in soscrizione del trattato. Essendo però l’alterigia e la potenza dello Sforza giunte al colmo, e patendo i Milanesi assai angherie dalle sue armi, il Senato spediva di nuovo il Malipiero con Orsato Giustiniani per indurre lo Sforza alla pace con essi Milanesi. La quale non potendosi conchiudere, fu nuovamente spedito il nostro Pasquale ad intimargli la cessazione di ogni ostilità. Ma egli, rifiutatosi, proseguì con più calore la guerra; e perciò la Repubblica mandava il Malipiero al duca di Ferrara per averlo alleato contro di lui. Poi eletto Pasquale di nuovo provveditore dell’armata medesima, vide con piacere compiuta una guerra che per lungo tempo aveva travagliata la Repubblica, non meno che lo Sforza, carissimo e leale umico suo. Deposto, finalmente, il Foscari, veniva, il Malipiero, siccome superiormente dicemmo,
assunto al trono ducale.
Il cospicuo monumento cretto, nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo sulla muraglia sinistra, entrando per la porta maggiore, alla memoria di questo doge, venne ordinato dal di lui figlio Paolo. Siccome sembra dallo stile con cui è lavorato, lo crediamo opera di Pietro Lombardo, assistito dalla mano dei figlioli. E tutto di marmo statuario, meno il fondo della lunetta, che è di marmo greco, ed era posto ad oro, secondo dice il Sabellico. La struttura di esso è la più semplice insieme e la meglio adatta. La compone una nicchia ornatissima, che, quale stanza, sembra ricevere addobbo da magnifica drapperia. E’ chiusa agli estremi da due pilastri aventi la proporzione e il carattere del corintio, soffolta da ricche mensole e coronata da sontuosa cornice, su cui s’ involta un frontone arcuato di piena monta. L’urna, su cui si stende il simulacro del morto principe, è sorretta da due griffi, e coperta da padiglione. In cima dell’arco sono collocate le statue della Pace, della Giustizia e della Religione, e nel vano dell’ arco è, il bassorilievo, Cristo morto sorretto da due angeli. L’inscrizione seguente, che una volta era collocata sotto il monumento, adesso si vede al fianco sinistro del medesimo:
PASCHALIS MARIPETRVS P.
NAXIMIS REIP. SENATORIBVS BONITATE ET
ELOQVENTIA SEMPER PAR . RELIGIONE AC
RERVM VSV NVLLI SECVNDVS . ET CV IIS
LAVDIBVS IN CIVITATE EXCELLERET IN LO
CVM FRANCI . FOSCARI ADHVC VIVENTIS
A PATRIBVS SVFFECTVS . QVOD ANTEA DOMI
DEBILITATV ERAT SVA AVTORITATE IN PRIS
TINVM STATVM DIVINITVS RESTITVIT . VIXIT
IN PR. AN. IIII . ME. VI . DI . VI . OB . MCDLXI.
Giova però notare che per isbaglio dello scarpellino venne qui notato l’anno della sua morte al 1461, in luogo dell’ 1462.(2)
(1) Antonio Longo. Dell’origine e provenienza dei cittadini originarj. Venezia Tipografia Gasali 1817.
(2) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI
Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Chiesa di Santa Maria Maggiore (Santa Croce) – Salizada Malipiero, 3201 (San Marco) – Calle Lunga San Lorenzo, 5132 (Castello) – Calle del Fumo 5145A (Cannaregio) – Campo Santa Marina, 5892 (Castello) – Calle Boldù 4982 (Cannaregio) – Canpanile Chiesa di Santa Maria Maggiore (Santa Croce) – Ruga Giuffa, 4851B Cà Malipiero Trevisan (Castello) – Salizada Malipiero, 3200 (San Marco).
FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.
Complimenti per il vostro lavoro. Se possibile, sarebbe utile aggiungere qualche nota descrittiva agli stemmi e ai loro colori che potrete trovare in varii repertori fra i quali vi consiglio:
Stemmi delle famiglie patrizie di Venezia, pref. di N. Orsini De Marzo, Milano: Orsini De Marzo, 2008, carte non numerate, stemmi ordinati alfabeticamente; riproduzione dello Stemmarietto Veneziano Orsini De Marzo, appartenente alla Familienstiftung Haus Orsini Dea Paravicini e risalente al 1718 ca.
Grazie.