“Alla mattina una messeta, al dopo disnar una basseta, e alla sera una doneta”, i patrizi nel Settecento

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Giovanni Grevembroch. Gli abiti de Veneziani di quasi ogni età con diligenza raccolti e dipinti nel secolo XVIII. Nobile in cappa

“Alla mattina una messeta, al dopo disnar una basseta, e alla sera una doneta”, i patrizi nel Settecento

Così tra la chiesa, il gioco e la donna trascorrevano la vita i giovani patrizi nella seconda metà del Settecento. Ma alla religione credevano poco e preferivano i due altri fattori della volubile esistenza.

Un “referto” agli Inquisitori di un confidente tale Micheluzzi informava che il 20 febbraio 1782 in una solenne funzione a San Salvatore, alcuni crocchi di patrizi “discorrevano di tutto, si motteggiava, si faceva la critica e scambievoli inchini, senza riguardo alla maestà del sacro luogo“. Qualche patrizia “andava a messa col cagneto in brasso e i cavalieri per darse un po’ de spasso; chi pisolava, chi ridea a le tose, e Cristo poarin vardava in crose“.

Ma dove si assumeva una vera dignità nobiliare era alla “bassetta“. Al Ridotto fu visto Silvestro Valier, che poi fu doge, insieme con la moglie “ziogar de grosso“; un Mocenigo condur seco, ben fornito di zecchini, un suo figlio giovanetto per presentarlo ai nobili colleghi, dicendo che voleva procurargli l’onore di fare la loro conoscenza “perdendo tre o quattro bezzetti“, e un Contarini in toga e stola tener banco con accanto le bilancette per pesare i ducati che sospettava mancanti al peso.

La “doneta” era riservata per la sera, dopo la cena. Erano due i casini, detti con bella metafora “di conversazione“, maggiormente frequentati dai nobili: quello in salizada a San Moisè e quello di San Cassan in cui avveniva una gran mescolanza “delle prime signore con le più infime, dei grandi patrizi con i più miserabili“.

Così era la vita a Venezia, mentre Bonaparte preparava i suoi cannoni per Montenotte, Millesimo e Arcole. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 10 luglio 1926

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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