La famiglia e il palazzo Bragadin a Santa Marina, nel Sestiere di Castello

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Palazzo Bragadin

La famiglia e il palazzo Bragadin a Santa Marina, nel Sestiere di Castello

Accanto al Ponte Marco Polo, sul rio del teatro Malibran, sorge il palazzo archiacuto dei Bragadin della contrada di Santa Marina, tipica costruzione della metà del Quattrocento in cui l’arte della Rinascenza comincia a mostrare le sue prime eleganze decorative.

Restaurato un secolo prima dopo dall’insigne architetto Michele Sanmicheli, è anche oggi uno tra i più conservati ed interessanti esempi di architettura gotica veneziana; palazzo elogiato dal Vasari per la sua eleganza “et per il suo interno“, e posto dal Sansovino nella sua “Venetia descritta” tra i principali palazzi della contrada “per grandezza, per comodità et per ornamenti rari e singolari“.

Nella prima metà del Settecento era abilitato dai due fratelli, celibi ambedue, Matteo e Daniele Bragadin, il primo senatore, l’altro creato procuratore di San Marco “de supra” nel 1734. In quel giorno il palazzo Bragadin fu testimonio di grandi feste e la folla degli invitati era tanto numerosa che Piero Grandenigo lasciò scritto nei suoi “Notatori“, conservati manoscritti nel nostro Civico Museo, che “fu mestieri per timore del peso soverchio di tanta gente, puntellare con sottoposto architrave le grandi sale e alcune stanze“.

Furono queste ultime feste che vide il palazzo poiché tra i due fratelli nacque qualche anno dopo una terribile inimicizia; Daniele giunse perfino ad accusare il fratello di aver voluto avvelenarlo, e l’accusa fu portata dinanzi al Consiglio dei Dieci che procedette ad una meticolosa inchiesta senza alcun risultato che desse, anche lontanamente, il sospetto di siffatto tentativo. Apparve invece manifesto da tale inchiesta l’odio di Daniele contro Matteo, un odio senza ragione, che indusse sier Daniele ad abbandonare il palazzo avito andando ad abitare nelle case dei procuratori “de supra” a San Marco, nelle Procuratie.

Il 12 aprile del 1746 il senatore Matteo Bragadin assisteva alle feste per il matrimonio tra Girolamo Corner della contrada di San Cassian e una figlia dei Soranzo di San Polo; le feste duravano da tre giorni e nell’orchestra, che si radunava ogni sera per il ballo, eravi, suonatore di violone, Giacomo Casanova.

L’ultima sera, finito di suonare e riscosso il ducato stabilito, il giovane scendeva lo scalone del palazzo Corner, preceduto da un senatore il quale, togliendo da un tasca dell’ampia toga rossa il fazzoletto, lasciò cadere a terra senza accorgersi una lettera. Casanova subito la raccoglie e gentilmente la porge al patrizio, questi ringrazia e gli offre di condurlo a casa con la sua gondola.

Durante il tragitto un malore improvviso assale il patrizio; Casanova lo assiste ma il male si aggrava; a forza di remi si giunse presto a Santa Marina e il patrizio, che era il senatore Matteo, viene sbarcato, dai servi accorsi, quasi esanime alla riva del palazzo Bragadin.

Portato nel suo letto, Casanova ordina ai servi di chiamar subito dei medici, l’infermo viene salassato con qualche sollievo, mentre accorrono al suo capezzale due suoi amici affezionati: Antonio Dandolo e Iseppo Barbaro. Comincia allora una di assistenza tra i due patrizi e il Casanova che prende dimora nel palazzo, una gara di cure amorevoli che in pochi giorni ottiene la guarigione del patrizio.

Matteo Bragadin, tra la gratitudine e tra l’amore delle scienze occulte in cui il Casanova si diceva profondo, volle tener seco il giovane, gli dette un piccolo appartamento nel palazzo, un domestico tutto suo, una gondola, un posto alla sua tavola e dieci zecchini al mese. Così per vari anni Giacomo Casanova abitò nel palazzo Bragadin a Santa Marina, e dal povero mestiere di suonator di violone per battesimi e nozze, salì nell’orbita signorile patrizia, protetto dal Bragadin e dagli amici suoi Barbaro e Dandolo. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 21 novembre 1928

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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