Officine meccaniche dell’Arsenale, nel Sestiere di Castello

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2020
Ingresso dei Bacini all'Arsenale - Sestiere di Castello

Officine meccaniche dell’Arsenale, nel Sestiere di Castello

L’officina meccanica dell’Arsenale, sita nel sestiere di Castello, contava nel 1887, ben 3881 addetti, essendo l’insediamento produttivo più antico e importante di Venezia, risalendo le sue origini al XII secolo.

Con il trattato di Campoformio (1797) che poneva fine alla Repubblica Veneta, le truppe francesi entrarono in città e saccheggiarono l’Arsenale, asportando i cannoni del parco artiglierie e le armi per trasferirli in Francia. L’arsenale fu in parte riassestato tra il 1798 e il 1805, durante il primo governo austriaco. Con il ritorno dei francesi, si diede luogo al sesto ampliamento dell’arsenale, inglobando il complesso della Celestia e aprendo, a est dell’Arsenale Nuovissimo, il canale di Porta Nova, cui venne affiancata la torre omonima su progetto dell’ingegnere francese Pierre Lessan. In questo periodo l’Arsenale giunse ad occupare fino a 6000 operai. Nel 1814, con la caduta del Regno d’Italia napoleonico, Venezia e l’intero Veneto tornarono all’Impero d’Austria per i successivi cinquant’anni e l’arsenale divenne il più importante della Marina imperiale austro-veneziana.

L’ultimo grande sviluppo dell’Arsenale si colloca durante il Regno d’Italia sabaudo, di cui Venezia era entrata a far parte nel 1866 in seguito alla terza guerra di indipendenza. Il settimo e penultimo ampliamento dell’arsenale si colloca tra il 1872 e il 1878, con importanti opere di trasformazione che modificarono l’aspetto e la funzionalità del complesso, secondo un progetto generale predisposto da Felice Martini. Nel 1874 venne installata la gru Fairbairn a collo d’oca sul lato meridionale della Darsena grande. Tra il 1874 e il 1897 furono costruite una ventina di navi, tra cui tre grandi navi corazzate.

Nel 1833, una grande gru idraulica venne installata su di una larga base poligonale, con una capacità di carico di ben 160 tonnellate, su progetto e produzione della ditta inglese Armstrong Mitchell & C. Installata principalmente per il sollevamento di artiglierie di grande calibro e di grosse piastre di acciaio per la corazzatura delle navi, rappresenta certamente l’elemento architettonico di immediato risalto presente nella grande darsena.

Nel 1874-1875 i cantieri nella zona della Novissimetta e parte dell’edificio degli Squadratori furono demoliti per consentire la costruzione di due grandi scali scoperti. Con questo scopo, a nord della porta nova ebbe inizio una vasta opera di bonifica che comportò prima la deviazione dell’antico canal Birià e quindi il progressivo interramento della vasta zona barenosa attigua, chiamata scoazzera o anche palude dei ebrei. Il lavoro procedette speditamente, tanto che nel periodo compreso tra gennaio 1873 e maggio 1875 già veniva consegnato il primo bacino di carenaggio, detto bacino piccolo. Per la realizzazione del successivo, detto bacino medio, furono necessari invece più di sei anni, che impegnarono le maestranze dal giugno 1872 alla fine del 1878. L’officina meccanica dell’Arsenale, contava nel 1887, ben 3881 addetti.

Allo scopo di poter disporre di una struttura adeguata all’impostazione e alla costruzione di navi monocalibro, nel 1908 venne deciso un ulteriore ampliamento sulla barena verso nord-ovest e progettata la costruzione di un terzo bacino di carenaggio, il bacino grande, di ampiezza doppia rispetto all’ottocentesco bacino medio. Agli inizi del 1915 il bacino grande, denominato Principe di Piemonte, era pronto ed in giugno di quell’anno fu messo per la prima volta all’asciutto. L’ottavo e ultimo ampliamento dell’arsenale ebbe luogo nel 1916, con la realizzazione dell’area delle “Casermette“, una serie di piccoli edifici in un triangolo di terra stretto fra le mura e la riva adibiti ad alloggi per sommergibilisti.

L’ottavo e ultimo ampliamento dell’arsenale ebbe luogo nel 1916, con la realizzazione dell’area delle “Casermette”,una serie di piccoli edifici in un triangolo di terra stretto fra le mura e la riva adibiti ad alloggi per sommergibilisti. Nel 1920 un grande incendio nei fabbricati dell’Arsenale Vecchio distrusse completamente sei antiche tettoie del lato occidentale.

Con la conclusione del secondo conflitto mondiale l’Arsenale si avviò a un lento declino, ormai incapace di soddisfare le enormi esigenze delle moderne forze navali, con un drastico ridimensionamento delle attività di cantieristica, fino al suo parziale abbandono. L’area è rimasta per decenni in gran parte preclusa all’uso civile, venendo utilizzata dalla Marina Militare solo parzialmente da quando, nel 1957, il comando del dipartimento militare marittimo dell’Alto Adriatico venne trasferito ad Ancona.

Dalla fine del XX secolo si è comunque cercato di ridare importanza all’arsenale, inserendovi alcune attività culturali e ponendo il problema del suo recupero, in ogni caso problematico data la vastità dell’area. Alcuni ampi locali dell’arsenale (Corderie, Artiglierie, Gaggiandre, Tese Cinquecentesche, Tese delle Vergini) sono stati devoluti dal 1999 alla Biennale di Venezia per le sue esposizioni d’arte contemporanea; rimangono inoltre alcune attività di piccola cantieristica e altre attività minori. Nel 2003 nacque, su iniziativa dell’Agenzia del demanio dello Stato italiano e del Comune di Venezia, La Società Arsenale spa con l’obiettivo di farlo rivivere, promuovendo, attivando e gestendo importanti progetti di valorizzazione. Nell’agosto 2012 il compendio costituente l’arsenale di Venezia, è stato trasferito in proprietà al Comune di Venezia, con un vincolo che ne assicura l’inalienabilità e l’indivisibilità. (1)

(1) https://it.wikipedia.org/wiki/Arsenale_di_Venezia e Industrie e attività a Venezia agli inizi del ‘900. Nicola Randolfi (da www.insula.it)

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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