Basilica di San Marco – Altare della Madonna, un tempo di San Giovanni Evangelista
L’ambulacro che corre sopra questo altare è sorretto da due grandi e belle colonne di marmo greco, che sembrano d’agata, le quali fan l’ufficio di dividere, mediante un parapetto d’agata sardonica e di verde antico, e di due cancelli di bronzo, l’altare medesimo dal resto del tempio. Le quattro colonne che sostengono la tribuna, sotto a cui l’ara s’innalza, sono di africano, ed il parapetto della mensa è formato da una bellissima lastra di diaspro occidentale. Un tabernacolo di fino marmo, con colonnelle e rimessi di bianco e nero, munito di due portelle di bronzo, su cui sono rappresentati i due evangelisti Luca e Giovanni, conserva la greca insigne immagine di Maria Santissima, della Nicopeja, acquistata a Costantinopoli dal doge Enrico Dandolo, e qui pervenuta nel 1204, o poco dopo.
Sembra che nel 1072 abbia avuto la magnifica e ricca cornice, che serra la benedetta immagine, un restauro, giacché il Moschini lesse in una cronaca, esservi dietro alla cassa d’argento questa inscrizione: Pietro Bortolotti orefice in San Filippo e Giacomo alla insegna del Proc. 1672; inscrizione però che più non si vede. Di fatti si osservano attorno il quadro sedici immaginette di santi condotte in oro e smalto, con quell’artificio medesimo con cui sono lavorate le pitture dell’aurea tavola, come a suo luogo diremo; le quali argomenta il Molin appartenessero all’antica cornice: anzi la recente, crede egli lavorata a somiglianza di quella venuta qui da Costantinopoli. Questa cornice è ricca per molto oro ed argento, e per gioie preziose.
L’altare che si descrive era dicato, come si disse, all’evangelista Giovanni; ma nel 1617, per cura del procuratore Giovanni Cornaro, si tolse la benedetta immagine dalla sagrestia, ove prima si custodiva, e, adornata l’ara di nuovo, vi fu riposta, onde il popolo avesse più agio ad onorarla.
Ai lati poi dell’altare son bellissimi getti in bronzo i due Angeli, forse lavoro dello stesso artefice fusore degli altri bronzi qui esistenti, e che, sì nell’uno che nell’altro portello, come ai piedi di un angelo, lasciò le sigle: B. B. F. Mal dunque dissero e il Meschinello, e lo Zucchini, ed il Piazza, esser queste opere del Sansovino, se le riportate sigle ed il tempo in cui vennero compiute smentiscono il loro asserto. Tale osservazione si deve al Moschini. (1)
(1) ANTONIO QUADRI. Venezia e le sue lagune Vol II. (VENEZIA, 1847 Sabilimento Antonelli).
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