Marino Morosini. Doge XLIV. Anni 1249-1252

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Marino Morosini. Doge XLIV. Anni 1249-1252

Ad eleggere il nuovo doge fu stabilito che, per evitare il caso della parità dei suffragi, accaduto nell’esaltamento del Tiepolo, si aggiungesse uno ai quaranta elettori, i quali, innanzi tratto, facessero sagramento di devenire alla nomina sotto alcune condizioni portate dalla formula allora dettata, e che pervenne fino a noi. Poi i correttori della Promissione ducale aggiunsero a questa un articolo, per il quale il doge si obbligava di non chiedere o sollecitare uffici per alcuno; che i di lui figli non accetterebbero verun governo fuori della veneta giurisdizione; di non aspirare a maggior autorità di quanto era a lui per le leggi concessa; di nominare, d’ accordo coi suoi consiglieri, alcuni uomini religiosi e saggi alla ricerca degli eretici, per quindi con dannare al fuoco coloro che per tali fossero convinti dal patriarca di Grado, dal vescovo castellano e da altri vescovi dello Stato, quando peraltro in ciò fosse concorso il voto del doge e del suo consiglio, affine di porre un argine alle eresie degli Albigesi e dei Paterini, che si diffondevano potentemente in Europa.

Pochi avvenimenti accaddero durante il breve ducato di Marino. Al passaggio fatto in Terra-santa dal re di Francia, Luigi IX, i Veneziani lo aiutarono di sei navi onerarie cariche di viveri, nonché di un sussidio militare e di molti crociati. Le agitazioni di Candia continuavano per opera dell’indomato Calergi, sicché, per porvi un qualche riparo, si inviò colà una quarta colonia; alla quale vennero concessi i terreni situati sulla punta appellata Capo Spà, che furono tolti a forza dalle mani dei Greci ribelli, come narra il Caroldo. Fu pure, nel 1251, piantata, o, secondo altri, riedificata in Candia stessa, la città di Canea, divenuta poi di molta considerazione per la sua fortezza e per il suo arsenale, atto alla costruzione di sedici galee.

Ducando il Morosini, s’instituì o meglio si ampliò il magistrato dei Signori di Notte, infine d’invigilare alla sicurezza delle strade; al quale magistrato vennero attribuiti in seguito altri incarichi. Alcuni scrittori anche assegnano, intorno a questi tempi, l’istituzione del magistrato dei Consoli dei mercatanti, quello appellato del Sopra, Gastaldo, e l’altro della Ternaria, detta poi Vecchia, giacché non molto tempo dopo ne fu instituito uno col titolo di Ternaria nuova.

Papa Innocenzo IV, ad istanza del doge, concedeva, con bolla del 19 luglio 1251, al primicerio di San Marco, Jacopo Belegno, ed ai suoi successori, l’uso della mitra, dell’anello e del pastorale. Si fondava, nel 1249, la chiesa ed il monastero degli Eremitani, di Santa Maria del Lazzaretto vecchio; e il doge, che aveva la sua casa dominicale vicino alla chiesa di San Salvatore, fece del suo ornar di mosaici la cupola di essa chiesa, ove, secondo dice il Sanudo, si aveva fatto esprimere in ginocchio davanti a Cristo, con sotto l’inscrizione: Marinus Maurocenus dux.

Contava egli 71 anno d’età allorché venne a morte il dì primo gennaio 1253. Il suo corpo, posto sopra un feretro, ornato delle insegne cavalleresche, con ai piedi lo scudo ducale, fu prima esposto nella sala dei Signori di Notte, indi, celebratigli funerali solenni, ebbe sepolcro nell’atrio della Basilica di San Marco, ove fu appeso il detto suo scudo; costume che fu poi seguito dai suoi successori, fino a che, per l’ingombro che recavano tutti quegli scudi, si tolsero.

Il ritratto del nostro doge tiene nella sinistra mano un breve, su cui è scritto, con poca diversità dal Sansovino e dal Palazzi:

PRIMICERIVM BACVLO, MITRAQVE ORNAVI. (1)

(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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