La Chiesa di San Stefano di Murano, e le reliquie dei Santi Innocenti di Betlemme

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Chiesa di San Pietro Martire. Cappella Ballarin. Isola di Murano

La Chiesa di San Stefano di Murano, e le reliquie dei Santi Innocenti di Betlemme

Nei suoi tempi migliori l’Isola di Murano, ridente isola dai magnifici orti, contava ben sedici chiese e fra queste quella di San Stefano costruita al principio del secolo undecimo. Una vecchia lapide, ora nel chiostro del seminario della Salute, stava in questa chiesa e diceva: “1374 adì 14 de avril fo trovado in la presente glesia del protomartire Stefano duxento corpi de santi martori per lo venerable homo misier pre Mafio fradelo de la dita glesia piovan“.

Dal rivenimento di tanti martiri e dall’esame fatto della loro forma infantile si dedusse allora spettare le piccole ossa ai Santi Innocenti che soffersero il martirio sotto Erode in Betlemme.

Lunardo Frescobaldi, fiorentino, nel suo viaggio in Terra Santa intrapreso nel 1384, passando per Venezia, scriveva: “Nella chiesa di San Stefano di Murano, fuori di Vinegia, vedemo in una grande arca di pietra centonovantotto corpi di fanciulli piccoli interi, i quali dicono furono degli Innocenti che Erode fece uccidere, ai quali si vede i corpi e le ferite chiaramente. Dicono che erano ducento, ma quando i Venetiani fecino pace col Re d’Ungheria, per patte n’ebbe due“. Nel 1415, dice la cronaca del Fanello, alcuni tedeschi visitando i Santi regalarono “uno calixe grando tutto de oro et cum scorpido (scolpito) in piere pretiose Innocenti“, ed il pievano Antonio Cattafeste, spendendo oltre ducati seicento, eresse nel 1449 una Cappella in onore dei Santi “et fece fare una pala molto bella“.

Così la gloria degli Innocenti crebbe in tal maniera che conventi, chiese e principi chiedevano ed ottenevano qualche frammento delle sante reliquie ed il Senato Veneto per porre un freno a quella devastazione pubblicava il 24 agosto 1465 un decreto con il quale proibiva che in avvenire alcun corpo o parte di esso di quei santi fosse a chicchessia concesso.

Con la pubblica fama degli Innocenti aumentavano anche le offerte, tanto che sorse questione tra il pievano della chiesa Domenico Trevisan e gli altri reti per la divisione delle somme e dovette jacopo Dolfin, podestà di Murano, decretare che due terzi di esse andassero a favore del pievano e dei preti, ed il rimanente servisse ai restauri della chiesa.

San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano, venuto a Venezia quale visitatore apostolico, volle recarsi a venerare le spoglie degli Innocenti, e dal Senato ottenne anche qualche frammento che recò, con grande pompa, nella Cattedrale di Milano.

Era intanto corsa voce nelle lagune che quei santi facessero dei miracoli, fra questi quello di concedere la maternità alle donne sterili, e nel giorno di Tutti i Santi una gran folla accorreva a Murano che, dopo visitata la chiesa, si dilettava megli orti dell’isola a festevoli banchetti dove qualche volta avveniva quel tale miracolo invocato.

Così nel 1620 fu istituita la scuola della Concezione diretta da donne le quali andavano per la contrada elemosinando, a narra il Coronelli che nella loro questa erano tutte vestite di bianco.

Demolita la chiesa i Santi Innocenti furono posti nella Cappella Ballarin (a) nella Chiesa di San Pietro Martire con la epigrafe; “SS. Innocntium – Bethlemitarum – Corpora“. (1)

(a) La Cappella fu fatta costruire, nell’anno 1506, dal celebre vetraio Giorgio Ballarin, proveniente da Spalato, per la sua famiglia e dedicata a San Giuseppe e a Maria Vergine. Zorzi (Giorgio) acquisì il cognome Ballarin in una circostanza un po’ particolare: stava lavorando il vetro in fornace, quando un cannello incandescente cadde sul suo piede sinistro; da allora egli iniziò a camminare saltando e questo gli valse il soprannome di Balarin (ballerino). (2)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 25 luglio 1924.

(2) https://it.readkong.com/page/chiesa-di-san-pietro-martire-murano-alessandro-bullo-2021-5397218

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Cappella Ballarin; luogo dove sorgeva la Chiesa di San Stefano; Chiesa di San Pietro Martire; luogo dove sorgeva la Chiesa di San Stefano; Chiesa di San Pietro Martire

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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