L’ultimo inquilino del Fontego dei Turchi

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Cortile interno del Fontego dei Turchi. Sestiere di Santa Croce

L’ultimo inquilino del Fontego dei Turchi

Caduta l’antica Repubblica di Venezia, il commercio resistette finché Venezia cadde nella miseria. Pure alquanti Turchi abitavano ancora nel fondaco e facevano scarso traffico di lana greggia. I veneziani, non giovani, se li ricordavano seduti ad un caffè in piazza di San Marco, detto allora caffè Pignatta, poi Imperatore d’Austria, col turbante bianco, le zimarre rosse, la lunga pipa, e nei giorni del digiuno con una lunga corona che snocciolavano fra le dita ed un’arancia in mano. Il commercio della lana greggia passò nelle mani dei cristiani bosniaci sudditi della Porta Ottomana, e i Turchi andavano a mano a mano diradandosi finchè non ne rimase che uno solo.

Saddo Drisdi l’ultimo inquilino del Fontego dei Turchi, in onta alle riforme del sultano Mahmud, non si sfasciò mai il capo del bianco turbante, non volle mai coprirsi solo con il fez, non mutava la zimarra nella tunica europea, egli era uno di quelli stazionari di granito che nulla vale a smuovere dalla servile reverenza per il passato.

Quando nel 1838 il conte Manin vendette il Fondaco al signor Petich, questi fece cortesemente avvertire Saddo e lo pregava a lasciare libero il luogo, volendo rifabbricarlo per altro uso. Dopo la caduta del governo veneziano nessuna legge costringeva più i Turchi a dimorare nel Fondaco, più nessuna legge imponeva prescrizioni. Saddo vi rimase per volontà propria, per la consuetudine, e ridotto solo, ricusò dipartirsene. Non era ignorante, conosceva la storia del Fondaco, il passaggio che fece tra diversi proprietari, ma teneva che fosse un diritto della sua nazione, della sua religione abitarvi e pregare. 

Girolamo Dandolo che sedeva nella Magistratura civile della provincia di Venezia, cercò di persuaderlo, era impossibile. Ripeteva le stesse parole, alle ragioni spiegate con tutta pazienza (Saddo intendeva perfettamente il dialetto veneziano) rispondeva: “fontego esser stato prima de Duca di Ferrara, po de Priuli, po de Pesaro, po de Manin. Ma San Marco aver dato fontego per casa de Turchi, e mi voler star in fontego”. Quando poi se gli accennava che il Petich lo aveva comperato e lo voleva libero, e che egli poteva abitare in ogni parte della città, allora usciva in escandescenze e strane frasi.

Alla fine, non convinto della imbecillità della sua causa, non già persuaso che le sole apparenze di servaggio sono onta alla natura e alla dignità dell’uomo, recusante ogni vantaggio della civiltà, Saddo disparve improvvisamente. E disse a taluno che partiva perchè non poteva patire quello che egli riteneva un’ingiustizia, poi di Saddo Drisdi non si seppe più nulla. (1)

(1) Agostino Sagredo e Federico Berchet. Il Fondaco dei Turchi in Venezia. Stabilimento di Giuseppe Civelli. Milano 1860

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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