La condanna di un patrizio bestemmiatore a Treviso

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Piazza dei Signori con il Palazzo del Podestà e il Palazzo dei Trecento. Treviso

La condanna di un patrizio bestemmiatore a Treviso

A sier Piero Bon, nel 1493 podestà di Treviso, pervenne il 10 giugno di quell’anno una grave accusa contro il patrizio veneziano Zuane Zorzi quondam Bernardo. Messere Zuane passava quasi tutto l’estate nella sua casa a Treviso situata nella contrada di San Tomaso e frequentava giornalmente l’osteria della “Fossa” bevendo, giocando e bestemmiando peggio di un turco. Ricevuta la denuncia, il podestà citò il patrizio alla podesteria, ma rifiutandosi egli, anzi fuggendo da Treviso, gli fu fatto il processo “lui absente” e la condanna fu “che se ‘l sarà preso, ghe sia tagià una man et la pizza (punta) di la lengua su la piazza de Treviso“. La sentenza, mandata poi al Consiglio dei Dieci, venne a gran maggioranza confermata e resa così esecutiva.

Il 15 luglio Missier grande, Paolo Scroffa, incontrava in Piazza San Marco un patrizio che gli parve conoscere e senz’altro avvicinatolo lo chiamò all’improvviso: “Sier Zorzi, li Diese ve aspetta!“, ed il patrizio, che era appunto Zuane Zorzi, lo seguì brontolando. Era allora capo del Consiglio dei Dieci Antonio Bernardo di Sant’Agostino, il quale appena visto il colpevole, sorridendo gli disse: “Siè benvenudo, l’è un mese ch’el podestà ve cercha!“. Adirato rispose Zuane: “Sier Bon l’è un homo bruto, et saria bon de purgar la terra comenzando da vu, messier Bernardo“. “Andè a Treviso et pò se vedaremo!“, rispose sier Bernardo.

Dopo due giorni fu eseguita la sentenza nella piazza maggiore di Treviso, dinanzi al palazzo del Podestà, e il 20 luglio Zuane Zorzi fu ricondotto a Venezia e rinchiuso nella prigione Orbaper haver manazzà (minacciato) su la vita Antonio Bernardo cao di Diese“.

Si raccolse il Consiglio, ma al vedere quel povero monco scosso dalla febbre e quasi muto dal gonfiore della lingua, divenne mite e lo condannò a dieci anni di bando in Candia, ammettendo il diritto di grazia dopo cinque anni “de vita bona“. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 16 settembre 1926.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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