I vasi da farmacia veneziani

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La farmacia dell'Isola di San Servolo

I vasi da farmacia veneziani

Il governo della Serenissima, sollecito della protezione delle arti e soprattutto delle industrie, non mancò di soccorrere i tentativi che ad opera e per merito di artisti isolati, fin dal principio del secolo XVI, venivano compiuti per la produzione anche a Venezia di maioliche. I saggi compiuti, per virtù specialmente del mastro Lodovico, che teneva una fornace in contrada San Polo, di Giacomo da Pesaro, alloggiato in quella di San Barnaba, di Zener Domenico, di Pietro Baldantonio e altri artisti provenienti da Pesaro, Urbino, Casteldurante, Faenza, conservano con le grazie e le reminiscenze decorative dei luoghi di provenienza dei maestri, qualche nota di gusto orientale suggerita dalla visione di ceramiche, tappeti, metalli, che dalla persia e da Damasco affluivano numerosi nel porto della regina dell’Adriatico.

Nella seconda metà del secolo XVI Domenico da Venezia, si afferma con una produzione assai feconda, ricca di decorazioni istoriate, ed i vasi di farmacia vengono prodotti in grandissima copia, ed in dimensioni talora imponenti allo scopo di ornare monumentalmente gli ambienti farmaceutici.

La produzione ceramica continua a Venezia fino alla seconda metà del secolo XVII, in questo tempo opere che vengono marcate con il nome del maestro L. Dionigi Marini palesano ancora nella grandiosità raffigurativa, che si impone malgrado una tecnica di disegno e di colore trasandata, le caratteristiche artistiche che hanno fatto la rinomanza delle fornaci veneziane alle quali, con il tramite del Tiziano, nel 1520 ricorreva Alfonso I duca di Ferrara, per ottenere vasi di maiolica e di vetro a corredo della farmacia estense. (1)

Vasi per farmacia veneziani si trovano anche a Gerusalemme, presso la Custodia della Terra Santa, utilizzati nella ex farmacia del convento di San Salvatore nella città vecchia. Si tratta di 36 vasi decorati con motivi vegetali ondulati a policromia blue e con dipinto a policromia gialla, dentro un ovale, un leone in moeca reggente le insegne di Terra Santa. I vasi sono privi di contrassegni di attribuzione, gli elementi stilistici indirizzano verso una produzione veneta, probabilmente quella di Nove degli ultimi anni del XVIII secolo. (2)

(1) PEDRAZZINI CARLO. La farmacia storica ed artistica italiana. (Edizioni Vittoria, Milano 1934)

(2) GUIDO FARRIS ALBERT STORME. Ceramica e farmacia di San Salvatore a Gerusalemme. (Studium Biblicum Franciscanum)

Da sinistra a destra: Museo Correr, vaso della Farmacia di San Servolo, farmacia di San Servolo, albarello della farmacia all’Ercole d’oro (Ponci), boccale Terra Sancta Museum (2), Museo Correr, albarello della farmacia di San Servolo, boccali della farmacia all’Ercole d’oro (Ponci), albarello della Farmacia San Paolo, Museo Correr, albarello della farmacia di San Servolo, albarello della Farmacia San Paolo, boccale Terra Sancta Museum (2).

FOTO: Alfonos Bussolin e Guido Farris Albert Storme. Ceramica e farmacia di San Salvatore a Gerusalemme. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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