Un lascito insolito, “el disnar dei orbi” (il pranzo dei ciechi)

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Corte dei Orbi a Santa Maria Formosa. Sestiere di Castello

Un lascito insolito, “el disnar dei orbi” (il pranzo dei ciechi)

Pasquale Malipiero nacque da Donato q. Domenico Malipiero, e da una figliuola di Giovanni Orsini; ed era nipote di Michele Orsini già chierico veneziano, dottor in legge, priore nel 1449 del cenobio di Sant’Antonio di Castello, oggi demolito, e che sorgeva allora nel limite estremo degli attuali Giardini Pubblici, dirimpetto all’isola di Sant’Elena.

Pasquale si era reso benemerito di questo convento con pii lasciti, e aveva fatto costruire nella chiesa una superba cappella, e dietro l’altare volle collocata la tomba per lui e la moglie. Morì nel 1497 e nel suo testamento dopo vari lasciti alla chiesa, si legge un curioso codicillo chiamato dal BarbaroEl disnar dei Orbi (ciechi)”. (1) (2)

Ogni anno nell’anniversario della sua morte la cappella doveva essere adornata con drappi di velluto verde da lui stesso regalati, e la tomba illuminata da venti candele. Tredici compagni della Scuola dei Orbi erano obbligati di recitare sette volte il Pater, sette l’Ave Maria e sette Deprofundis, gridando ad ogni orazione: Pax tibi Pasquale Malipiero!, “et si non sanno le oration le imparino si no gnente disnar! “. (2)

Che se poi non erano affatto orbi, dovevano essere offesi in qualche membro fuorché nelle mani e negli occhi, in modo che potessero adoperare le mani per servire i loro compagni ciechi, i quali tutti, per quanto era possibile, dovevano vivere di elemosina, essere onesti e moderati, non infami, ubriaconi, e bestemmiatori. (1)

Dopo le preghiere cominciava il pranzo, che doveva essere o tutto di carne o tutto di pesce, e se era di carne ci dovevano essere galline, uccelli marini, torte, buone minestre con formaggio e spezie, frutta e dolci; se di magro pesce fritto, arrosto e lesso, zuppa di cappe (conchiglie), pomi (mele), noci e mandorle. Finito il pranzo, a ciascuno dei tredici Orbi si doveva regalare un marchetto, circa una lira delle nostre, “et doi oncie de riobarbaro (rabarbaro)” per le eventuali indigestioni.

Lo strano testatore lasciava annualmente ai frati di Sant’Antonio venti ducati per tutte le spese, e un regalo al convento di un ducato all’anno per l’incomodo del pranzo. Il pranzo dei tredici Orbi durò fino al 1652. (2)

(1) Emmanuele Antonio Cicogna. Delle iscrizioni veneziane. Vol.I (Giuseppe Orlandelli Editore, Picotti Stampatore, Venezia 1824

(2) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 14 maggio 1925

Campiello e Corte dei Orbi a Santa Maria Formosa – Sestiere di Castello

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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