Tommaso Rangone da Ravenna, un grande medico bizzarro

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Chiesa di San Giuliano (San Zulian) nel Sestiere di San Marco

Tommaso Rangone da Ravenna, un grande medico bizzarro

Sopra la porta maggiore della chiesa di San Giuliano (San Zulian) si scorge una bellissima statua in bronzo, opera insigne del trentino Alessandro Vittoria, celebre e sommo scultore ed architetto. La statua risale all’anno 1553 quando il Vittoria non era ancora trentenne, ma già famoso e rappresenta l’effigie del cavaliere Tommaso Rangone di Ravenna, filologo e medico illustre e sapiente, decoro dell’Ateneo Padovano. Però al sapere, che in lui era veramente straordinario, accoppiava una tale ambizione, ed una così eccessiva vanagloria da renderlo bizzarro e stravagante in tutte le manifestazioni della sua vita. Egli era ricco ed era prodigo, ma quella sua larghezza nello spendere e nel donare non era che un movente alla sua sfrenata cupidigia di onori e di gloria: dette una grande somma per rifabbricare la chiesa di San Giuliano, ma volle il monumento e scolpite due iscrizioni ad onore suo; beneficò la chiesa di San Geminiano (barbaramente demolita oltre cent’anni fa) ma impose un suo busto in bronzo che oggi si trova nel Veneto Ateneo; a sue spese fece sorgere dal Vittoria la porta del convento del Sepolcro, ma volle sulla porta una propria statua, trasportata più tardi nel Seminario della Salute. Dava denaro ma voleva in cambio la gloria!

Lungo tutte le Mercerie era conosciutissimo, ma guai a non fargli omaggio; il povero mercante poteva morire di fame o di malattia senza che nel Rangone si fosse commosso né l’uomo ricco, né l’uomo sapiente.

Il Rangone, come dice anche una delle iscrizioni di San Giuliano, affermava di aver trovato un rimedio portentoso per cui la vita umana poteva oltrepassare i 120 anni, e data la sua grande scienza nelle dottrine mediche moltissimi ci credevano. Un giorno messer Pietro Aretino, gli chiese, ridendo e quasi a scherno, un po’ di quel suo portentoso rimedio, ma il Rangone voltandogli le spalle secco gli rispose: Non vale la pena di dissipare un così grande rimedio per una causa si brutta!

Il 10 agosto 1577, in atti del notaio Baldassare Fiume, il dr. Tommaso Rangone ove fece il suo testamento, ed é esso un vero documento tipico d’esaltazione di sé stesso anche dopo la morte. Egli ordinò con esso un pomposo funerale che dalla Piazza di San Marco, dove abitava vicino alla chiesa di San Basso, dovesse, prima di giungere alla chiesa di San Giuliano, destinata alla sepoltura, percorrere un lungo giro per la città, mentre suonavano le campane di ogni chiesa, per cui passava la salma, ed il clero doveva uscire sulla porta con la croce e l’acqua santa per benedire. Volle tre laudazioni funebri e che si portassero in processione i libri da lui scritti, additando anche le pagine alle quali dovevano stare aperte, nonché altre preziose suppellettili di casa, come il suo seggiolone in velluto porpora a cuori d’oro. Prescrisse quali anelli dovessero essergli posti alle dita e come dovesse essere vestito il suo bibliotecario, precedente il feretro.

Il Rangone morì il 13 settembre 1577 di anni 94 e tutto fu perfettamente eseguito secondo le sue volontà.

Nel 1823, essendosi disposto che fossero tolte le sepolture della chiesa di San Giuliano, si levò anche quella del Rangone, e si trovò che la cassa era di marmo carrarese e fatta ad incastro, seguendo la linea del cadavere, come le antiche casse egiziane. La cassa rimase proprietà dell’assuntore dei lavori che la regalò poi al Lapidario della Salute; le ossa furono trasportate a San Michele, ma degli anelli nessuno ne parlò mai. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 8 settembre 1923.

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Chiesa di San Zulian (San Giuliano l’Ospitaliere), Busto di Tommaso Rangone presso l’Ateneo Veneto di Scienze, Lettere ed Arti a San Fantin (San Fantino), Statua di Tommaso Rangone sulla facciata della Chiesa di San Zulian, Jacopo Robusti detto il Tintoretto “Trafugamento del corpo di San Marco” presso le Gallerie dell’Accademia Venezia (dove si vede ritratto anche Tommaso Rangone), facciata della Chiesa di San Zuliano, Facciata della Chiesa di San Zuliano, Jacopo Robusti detto il Tintoretto “San Marco salva un saraceno dal naufragio” presso le Gallerie dell’Accademia Venezia (dove si vede ritratto anche Tommaso Rangone)

FOTO: Alfonso Bussolin e Gallerie dell'Accademia Venezia. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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