La massoneria nel Dogado

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Chiesa della Maria Maddalena. Sestiere di Cannaregio

La massoneria nel Dogado

Sulla Fondamenta Rio Marin, nella contrada di San Simeone Profeta volgarmente detto San Simeon Grande, in una casa appartenente alla famiglia Contarini e appiggionata ad una napoletano, Michele Sessa, veniva chiamato il 5 maggio 1785 tale Marchetto Molinamarangon che haveva bottega in campo sant’Agostino” per riparare un armadio. L’operaio, curiosando per la stanza, si avvicinò ad una porta chiusa e, messo l’occhio ad un piccolo foro, vide una sala con strani arnesi: molti scanni rossi, alcune spade, un’alta colonna nel mezzo, un teschio ed una bandiera verde appesa al soffitto.

Sorpreso e un po’ spaventato da quella scoperta misteriosa, appena finito il lavoro il buon Marchetto cose subito in Palazzo Ducale ed agli inquisitori Giovanni Sagredo, Girolamo Diedo e Angelo Gabrielli narrò quanto aveva veduto e di cui non sapeva darsi ragione, i tre patrizi ne capirono quanto l’operaio ma il Sagredo più accorto degli altri, dandogli un ducato, lo congedò dicendogli: “Va ben, va ben, savemo tutto e recordeve de esser sempre fedel a san Marco“.

Appena uscito Marchetto, si chiamò Missier grande, il famoso Cristoforo Cristofoli, e gli si ordinò di fare le più minute indagini “et senza riguardo visitare ogni luogo et ripostiglio di quella casa et asportare registri, libri, emblemi, mobili che vi ritrovasse et se fusse resistenza arrestare tutti“. Alla sera del giorno dopo il tribunale veniva completamente informato di ogni cosa: era quella una società massonica, chiamata allora dei Liberi Muratori, i quali predicavano le idee di Francia, i ragionari sentimenti intorno all’eguaglianza ed ogni libertà di esame nella politica, nella religione, nell’ordine sociale.

Alla segreta società si seppe che erano affigliati patrizi e cittadini e tra quelli si scoprirono i nomi dei tre fratelli Memmo, Andrea, Bernardo e Lorenzo, quest’ultimo iniziato da Giovanni Casanova, di sier Alvise Pelani, di Anzolo Contarini, e altri; il napoletano Michele Sessa si chiamava maestro venerabile della Loggia e fratello tesoriere era un tale Carlo Konig, mercante al Fontego dei Tedeschi. Il mistero era svelato e una grossa piatta approdava nel mattino seguente alla riva del Palazzo Ducale e si sbarcarono mobili, libri, emblemi e tra questi le spade, la colonna, il teschio e la bandiera verde, che vennero raccolti in una grande catasta nel mezzo del cortile. Il popolo curioso di quello spettacolo e avendo saputo di che si trattava, invase il cortile e mentre si dava fuoco alla catasta salutava le fiamme con grandi grida di “Viva San Marco!“. Michele Sessa e Carlo Konig furono lo stesso giorno banditi in perpetuo e tutti gli altri affigliati, dopo una larga confessione, vennero severamente ammoniti “di non far più parte di simili dannate compagnie“.

Dalle confessioni risultando che la Terraferma era inquinata da Logge massoniche, specialmente Padova, Vicenza e Verona, fu scritto ai Podestà di sradicare il male. Così a Padova nella contrada del “Mezzo Cono” venne sciolta la Loggia con lo stesso sistema usato a Venezia; a Verona fu bandito Giovanni Joure maestro di lingua francese insieme al colonello Lorgna fratelli venerabili; a Vicenza si procedette con la medesima risolutezza. Ma le idee di Francia avanzarono “a tambour battant” e le seppero gli Inquisitori circa dieci anni più tardi quando Napoleone reclamò il loro imprigionamento nell’Isola di San Giorgio Maggiore. (1)

Fonti documentate attestano che la prima loggia massonica veneziana, fu fondata da Pietro Grattariol (segretario del Senato) nel 1774. La loggia aveva sede in un palazzo di Corte da Mosto, situato nella parrocchia di San Marcuola.

La chiesa di Santa Maria Maddalena, come riportano le cronache, fu eretta già nel 1222 su di un terreno di proprietà della patrizia famiglia dei Baffo. Dalla meta del XIV secolo, per decisione del Senato veneziano, la chiesa venne ingrandita, includendo anche una torre di guardia adibita a campanile, che nel 1881 fu abbattuto perché pericolante. A partire dal 1763 la chiesa venne interamente ricostruita ed assunse l’attuale forma a pianta circolare (esagonale l’interno). La chiesa di Santa Maria Maddalena, a Cannaregio, presenta una copertura a cupola semisferica, di chiara ispirazione all’architettura dell’antica Roma ed in particolare al Pantheon, di cui riprende i gradoni all’esterno. Realizzata su disegno dell’architetto Tommaso Temanza un fratello libero muratore.

Lo stile di progettazione dell’edificio perfettamente circolare in stile neoclassico spicca per le incisioni sull’architrave della porta che reca un simbolo prettamente massonico recante l’occhio inscritto in un cerchio e in una delta, e l’iscrizione “SAPIENTIA EDIFICAVIT SIBI DOMUM”, un riferimento al culto per la divina sapienza, fondamento portante nella cultura latomistica. Lo stesso fratello Temanza è seppellito all’interno della chiesa e la sua pietra tombale è adornata da una riga e un compasso intrecciati, il simbolo più conosciuto della libera muratoria.

Una leggenda di tardo ‘700, sviluppatasi in ambienti esoterici della Serenissima, tramanda che la struttura fosse stata adibita dai committenti anche a tempio massonico. A supportare questa tesi (in verità non ancora avvalorata scientificamente e pertanto la esponiamo solo come ipotesi), vi sarebbero vari elementi, come le due colonne esterne ed il grosso timpano recante emblemi latomistici, il pavimento a scacchi nell’interno, l’altare posto su quattro più tre gradini, la balaustra, in più la trabeazione della grande cupola emisferica con lanterna, è sorretta da dodici colonne ioniche binate, ma soprattutto una inconsueta porticina sul retro, molto bassa, che secondo quanto tramandato sarebbe servita per far inchinare il recipiendario al momento dell’accesso durante la cerimonia d’iniziazione, a simboleggiare il cenno di reverenza verso l’“sapientia” celebrata ed iscritta nell’architrave. (2)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 2 novembre 1927.

(2) https://www.phoenixmassoneria.com

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Chiesa di Santa Maria Maddalena, bassorilievo con motivi massonici in Rio Terà dei Biri, Corte Mosto, bassorilievo massonico nella Chiesa di Santa Maria Maddalena, Rio Terà dei Biri, Corte Mosto, Chiesa di Santa Maria Maddalena, porticina nella Chiesa di Santa Maria Maddalena, Rio Marin

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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