Una famiglia patrizia alloggiata in una galera nel Canal Grande

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1906
Palazzo Balbi sul Canal Grande. Sestiere di Dorsoduro

Una famiglia patrizia alloggiata in una galera nel Canal Grande

Nicolò Balbi di sier Girolamo notificò alla fine del 1582 ai Governatori dell’Entrate di possedere sul Canal Grande “in volta di canal” un terreno infruttuoso, ma nel 1590 si trova nel testamento di quel patrizio che su quel terreno di quel patrizio che su quel terreno era già sorto un palazzo ideato da Alessandro Vittoria, tutto in pietra d’Istria e di mole grandiosa. Così in pochi anni veniva fabbricato uno dei magnifici palazzi del Canal Grande, unico per lo splendido panorama che gli si stende dinanzi dal bacino di San Marco al Ponte di Rialto, il palazzo dei Balbi comunemente chiamato Ca’ Balbi.

Era il 24 aprile del 1582, quando il patrizio Nicolò Balbi, andando in Maggior Consiglio, incontrò in Merceria di San Bartolomeo il suo padrone di casa Benedetto Renier di San Pantaleone che con modi bruschi gli ricordava come la pigione dello stabile da lui abitato fosse scaduta da qualche giorno. Nicolò alla scortese intimidazione gli rispose sdegnato e pieno di stizza ritornò sui suoi passi, prese il denaro del fitto e recatosi in Consiglio lo mandò al Renier, facendolo avvertire che dal giorno dopo rinunziava alla sua locazione. Difatti verso sera di quello stesso giorno si ormeggiò solidamente nel canale di Ca’ Foscari “che va a san Pantalon“, proprio di rimpetto alle case del Renier, una grossa galera mercantile, la quale con la ricca mobilia dei Balbi, con tappeti e drapperie finissime venne ben presto trasformata in una signorile ed elegante abitazione. Colà la nobile famiglia prese dimora, mentre alcune squadre di operai sul vicino terreno appartenente ai Balbi cominciarono a lavorare scavando ed affondando pali per la prima fondamenta dell’edificio la cui costruzione era stata dal patrizio Nicolò affidata ad Alessandro Vittoria, il celebre scolaro del Sansovino.

A Venezia l’originale trovata fu molto commentata, ma sempre a favore della famiglia Balbi, la quale volle inaugurare la nuova abitazione con una festa, tra suoni di pifferi, trombe e tamburi a dispetto del Renier che nella nave vedevano la nemica della loro tranquillità. Dopo qualche anno il palazzo Balbi era terminato. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 23 maggio 1926.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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