La battaglia navale notturna dei veneziani di Girolamo Canal contro i turchi di Alì Mohamed, nel 1533

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Palazzo Canal a Santa Margherita - Sestiere di Dorsoduro

La battaglia navale notturna dei veneziani di Girolamo Canal contro i turchi di Alì Mohamed, nel 1533

La Turchia, sebbene fosse in pace con Venezia, faceva grandi armamenti; i pirati turchi erano sempre più arditi tanto che avevano fatto prigioniero Francesco Dandolo capitano del Golfo e allora la Repubblica si vide costretta ad armar la sua flotta per provvedere alla sicurezza dei mari, dandone il comando a Girolamo Canal.

Era il tramonto del giorno d’Ognissanti, primo novembre 1533, e l’armata veneziana veleggiava tra Candia e Morea, quando le vedette dall’alto delle gabbie scorsero una squadra di galere che facevano rotta verso di loro. Girolamo Canal ordinò di contare le navi: erano tredici, le sue erano dieci, ma “Ziloramo Canal da Santa Margherita non era homo di haver paura“, e mantenne la propria rotta. Sopraggiunse la notte con un bel chiaro di luna, quando sier Canal, viste quelle navi venirgli proprio incontro e convinto che fossero navi corsare, dette l’ordine di assaltare all’arembaggio. Le galere veneziane a voga arrancata quasi volano sul mare, le due squadre sono vicine, San Marco dà fuoco ai cannoni, le ciurme venete lanciano i loro fuochi greci, l’incendio sulle navi nemiche si apprende alle vele, da ambe le parti si combatte con feroce accanimento. E’ una scena di terrore e di orrore sul mare calmo argentato dalla luna: ma dopo cinque ore la vittoria è nostra e lo stesso comandante turco, Alì Mohamed pascià, è fatto prigioniero crivellato da ben dodici ferite.

Giunta a Venezia la notizia di quella vittoria contro navi turche credute corsare, la Serenissima mandò il segretario Daniele Ludovici a recar le sue scuse al Sultano, ma in Piazza san Marco il popolo e molti patrizi fecero i soliti falò di gioia. In Senato sier Alvise Priuli disse che bisognava togliere al Canal il comando per calmar l’animo dei Turchi, ma sier Iseppo Balbi severamente rispondeva: “Havemo vendicà la presura dil Dandolo, missier Canal non è cala braghe et ha portà in alto l’honor venetiani“. Mentre acerbamente si discuteva, sier Girolamo Canal venne a morte nell’isola di Zante e grande ne fu il cordoglio; il Senato decretò agli eredi un annuo assegno e il figlio Antonio fece erigere al padre un monumento in chiesa San Zanipolo. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 20 febbraio 1927.

Dall’alto in basso, da sinistra a destra: Tomba di Girolamo Canal nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, Stemma della Famiglia Canal, Tomba di Girolamo Canal nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, Palazzo Canal a Santa Margherita, Palazzo Canal a Santa Margherita, Tomba di Girolamo Canal nella Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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