Le trattenute sugli stipendi ai tempi della Serenissima

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1965
Ponte provvisorio in legno durante i lavori di restauro del Ponte dei Sartori (anno 2018) sul Rio del Gozzi - Sestiere di Cannaregio

Le trattenute sugli stipendi ai tempi della Serenissima

Una legge dei Provveditori di Comune, magistratura che a somiglianza degli edili dell’antica Roma, aveva cura degli uffici pubblici, strade, ponti e canali della città, il 29 ottobre 1490 mise lo scompiglio negli impiegati della Serenissima.

La legge diceva: “E’ stato preso (deliberato) de tansar tuti i Rezimenti e le sue Corte da tre lire fin tre ducati per testa, e questo per aplicarli a la cavation dei rii, a la fabrica dei ponti de piera, e al salizar de le strade“. In altre parole a tutti i funzionari dello Stato Veneto si imponeva una tassa proporzionale ai loro stipendi, e nelle poche righe di quella legge faceva capolino per la prima volta or sono 433 anni (528 anni ad oggi n.d.r.), quella antipatica ed ingorda tassa moderna sugli stipendi che i nostri finanzieri hanno chiamato Ricchezza Mobile (sostituita nel 1974 dall’IRPEF n.d.r.).

I primi ponti a Venezia erano di legno sostenuti da pali, piani e senza gradini, allo scopo di lasciar libero e facile il passaggio ai cavalli e alle mussette, ché andare a piedi per le strade era allora un ben difficile problema, non avendo esse lastricato, ed essendo il fango enorme specialmente nei giorni piovosi. A cavallo si poteva girare dovunque, ma nel 1287 fu proibito il transito per le Mercerie, nelle ore del mattino, stante il grande concorso di gente che per faccende si recava a San Marco. Ed essendoci allora in Campo San Salvatore un pozzo, con tutta una vasca all’ingiro, colà si dissetavano i cavalli e si legavano ad una grande ficaia che s’innalzava prossima al pozzo.

Il restauro e la manutenzione dei ponti era a carico degli abitanti circonvicini e da ciò innumerevoli litigi, contrasti e beghe, tanto che per evitarli il governo stimò migliore consiglio ricorrere alle tasse, e così nacque la legge del 1490, seguita da altre nel 1495 e nel 1510, e forse, fin d’allora, corse fra i colpiti la famosa frase veneziana di malessere economico: Semo su de un ponte!. Nel 1486 si cominciò la costruzione dei ponti in pietra ad arco e nel 1676, sotto il Provveditor di Comune Antonio Grimani, si diede mano a lastricare con pietre, dette masegni, le strade della città. Se si pensa alla speciale topografia veneziana, le spese dovettero essere ingenti e si capisce che le tasse per tale scopo non bastavano mai: Venezia è formata da 122 isole, riunite fra loro da 350 ponti, ed intersecate da 157 canali. (1)

(1) Giovanni Malgarotto. IL GAZZETTINO, 28 luglio 1923.

FOTO: Alfonso Bussolin. Pubblicazione riservata. Non è consentita nessuna riproduzione, con qualunque mezzo, senza l'autorizzazione scritta del detentore del copyright.

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