Pietro Lando. Doge LXXVIII. Anni 1539-1545
Il dì 19 gennaio 1539, al defunto Gritti fu dato successore Pietro Lando, illustre nelle armi e acuto politico.
A por fine alla dispendiosa guerra col Turco si deliberò inviare a Costantinopoli Pietro Zeno per avviare pratiche di pace; al quale, ammalatosi poco poi, fu surrogato Tommaso Contarmi. E quantunque si fosse intanto conchiusa una tregua di tre mesi, il Barbarossa non ristava dal molestare le terre veneziane, e particolarmente la Dalmazia, ove riprendeva Castelnuovo; ma trovava forte resistenza in Cattaro, guardata da Giovanni Matteo Bembo.
I maneggi di pace incoati col sultano dal Contarini non procedevano a bene, attese le pretensioni smodate poste in campo da lui. Voleva, tra le altre cose, la cessione di Napoli di Romania e Malvasia, e la Repubblica, piuttosto che perdere dominio, s’inchinava a pagare grossa somma a titolo di compenso, e da ultimo si assoggettava perfino ad annuo tributo; tutto per venire alla pace desiderata. Ma non potendo avere i Veneziani alcuno aiuto dal Papa e dall’imperatore, ai quali si volsero in tanta distretta, e ritornato senza effetto il Contarini, spedirono Alvise Badoaro a Costantinopoli, col segreto incarico di concludere ad ogni costo la pace, cedendo, a caso disperato, Napoli di Romania e Malvasia volute per assoluto dal Turco. Questo segreto mandato, venendo fellonescamente scoperto alla Francia e alla Porta per opera di alcuni, tra quali di Costantino e Nicolò Cavezza, quello segretario dei Dieci e questo del Senato, impedì al Badoaro di conchiuder la pace a buone condizioni, e dovette per tanto la Repubblica, se volle conseguirla, cedere al Turco quelle due città, fermando finalmente, li 2 ottobre 1540, la pace con Solimano. Fu doloroso e miserando spettacolo il vedere i principali abitanti di esse città, piuttosto che rimanere in obbedienza dell’infedele, partir desolati e abbandonare per sempre la patria diletta, le case loro, le ceneri dei cari congiunti, recandosi a Venezia sulle galee del Contarini, colà per tale ufficio spedite.
II fatto accaduto della propalazione del segreto commesso al Badoaro, dianzi riferito, diede motivo a ordinare in forma stabile li tre Inquisitori di Stato, il che avvenne per decreto del consiglio dei X, 20 settembre 1539, intorno al quale gelosissimo e importantissimo ufficio si spacciarone dai maligni od ignoranti serittori tante favole, smascherate poscia con la lorza di documenti irrefragabili.
La pace segnata con Solimano pareva dovesse far respirare dalle lunghe guerre sofferte; ma le gelosie sempre vive tra Francia e l’Impero, la nuova guerra poco poi rottasi dal Turco a Ferdinando, per il possedimento dell’Ungheria; Marano, piccolo luogo posto sulla spiaggia dell’Adriatico, posseduto dall’imperatore, ed allora acquistato per sorpresa da Beltrame Sachia udinese, luogo da pria posseduto dalla Repubblica, e adesso da lei vagheggiato, tutti questi rimescolamenti ponevano a pruova la prudenza del Senato; il quale, ad incarnar le sue mire senza esporsi, acquistava per trentacinquemila ducati Marano da Pietro Strozzi, fuoruscito fiorentino, al quale ceduto lo aveva il Sachia prefato: a cui annui l’imperatore, suaso delle ragioni addotte dai nostri. Anche le differenze da lungo tempo pendenti con Ferdinando, re dei domani, a cagione dei confini nel Friuli, vennero appianate, con l’esborso l’atto dalla Repubblica di settantacinquemila ducati.
Infrattanto il doge Pietro Lando moriva il dì 8 novembre 1545, e, lodato in funere da Michele Barozzi, dottore e filosofo, veniva sepolto nella chiesa di San Antonio di Castello.
Oltre li tre Inquisitori di Stato accennati, si crearono, durante il reggimento del Lando, i Provveditori alle Fortezze, il Collegio dei Signori di Notte al Civile, quello della Milizia da Mar, ed il Magistrato dei Provveditori sopra le Beccarie. Il primo, creato nel 1542, sorvegliava alla conservazione delle mura, terrapieni, fosse; all’accrescimento delle fortezze, vestiario dei soldati, munizioni, artiglierie, ec. Il secondo, instituito nel 1544, era composto di sei nobili scelti per cadaun sestiere della città, e ad essi furono demandate le cause civili, per affitti di case, per pegni, per esecuzioni di sentenze di fuori, per atti di arresto personale ec, sicché venne abolito I’antico Magistrato dei capi di Sestiere. Il terzo, eretto l’anno dopo, composto di quattro nobili, fu incaricato di provvedere i marinai occorrenti per l’armo dei pubblici legni, e di eleggere gli ufiici di ammiragli, comiti ed altre cariche minori. L’ultimo, costituito l’anno stesso 1545, era di due nobili, che dovevano far derivare dall’estero gli animati bovini per l’abbondanza di carni nella città.
Nota una eronaca antica, citata dal Gallicciolli, che la carestia gravissima accaduta nel 1639 procurò la morte, per fame, di molte persone.
Ad onta però della guerra lunga e funesta che ebbesi col Turco in questo periodo di tempo, la città si abbellì per nuove fabbriche. Nel 1539, si pose la prima pietra della chiesa magnifica di San Giorgio dei Greci. L’anno dopo, Jacopo Sansovino erigeva la loggetta ai piedi del campanile di San Marco, e riedificava, l’anno stesso, la chiesa di San Martino. Nel 1544, Michiele Sanmicheli fondava il portentoso castello di Sant’Andrea del Lido, compiuto poi nel 1571, ed erigeva, nell’arsenale, il deposito del Bucintoro; come pure, l’anno medesimo, si elevava il campanile di San Sebastiano.
Il breve che gira intorno al ritratto del Lando dice :
PACE CVM SOLYMANO TVRCARVM IMPERATORE FACTA, PATRIA AB ANNONAE CARITATE
LIBERATA, IMPERIVM VALIDIS MVNITIOMBVS EGREGIE MVNITO, OMNIBVS AEQVVS, IN
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(1) Il Palazzo Ducale di Venezia Volume IV. Francesco Zanotto. Venezia MDCCCLXI
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